La buona notizia è che la Saca e il suo ufficio stampa Omnia hanno ritrovato l’indirizzo della nostra redazione che forse avevano perso negli ultimi mesi, quando hanno affidato solo ad alcune testate le repliche su articoli e questioni da noi sollevate. E’ una buona notizia, perché così riusciremo a dare un’informazione più completa ai nostri lettori sulle vicende che riguardano Saca che, d’altronde, sul sito istituzionale ha pochissime informazioni. Fatto è che dopo l’articolo da noi pubblicato sul mistero della sede della società – che dopo quattro anni dal primo bando si trova sempre nel capannone privato del nucleo industriale – è arrivata una mail in redazione rassicurante: “Nessun mistero sulla vicenda della sede per la Saca”, si intitola.
“L’istruttoria della suddetta procedura è stata ultimata dal Rup nei tempi previsti ed è stata rimessa all’attenzione del consiglio di amministrazione – si legge nel comunicato – che sta operando le opportune e necessarie valutazioni in termini di sostenibilità ed idoneità all’esito delle quali potranno essere attivati i relativi procedimenti autorizzatori”. Dunque a due anni dall’avviso pubblico gli amministratori di Saca stanno ancora valutando. Se ne deduce che la mole di lavoro a loro sottoposta debba essere enorme: quante offerte di immobili sono arrivate? Da parte di chi? A quali condizioni? Ubicate dove? (l’indirizzo e-mail è sempre lo stesso nel caso si volesse rispondere alle domande).
Ma ci dice anche di più, la Saca: dice che “nel frattempo la società ha dovuto fare ricorso in maniera consistente al mercato finanziario per l’attivazione di due mutui, rispettivamente di 1,6 e 1,1 milioni di euro per cofinanziare la realizzazione di opere strategiche per il miglioramento del servizio” che si è dovuta insomma indebitare per poter cofinanziare un contributo di oltre 12 milioni di euro che viene dai fondi Fas e Fsc, che in verità sono fondi che fanno riferimento alla programmazione 2013/2017, prima cioè che si mettesse, la Saca, a cercar casa. Quindi due sono le cose o c’è stata una cattiva programmazione o sono stati fatti male i conti.
Precisa, infine, la Saca, che se si trova nell’ex Finmek è perché lo ha deciso il vecchio Cda nel 2009 e che comunque continuerà “alla ricerca e all’acquisto di una sede” (dunque le offerte fatte non sono sufficienti o accettabili?), perché nel frattempo tra gli obiettivi da raggiungere c’è il “recupero degli squilibri economici delle gestioni pregresse e nel rispetto dei criteri di sostenibilità, priorità degli obiettivi strategici e salvaguardia degli equilibri di bilancio”.
Ma come non era stato raggiunto già nel 2019, come ebbe a dichiarare il presidente Luigi Di Loreto, “un sostanziale equilibrio sia di cassa che di competenze”?
Non vorremmo che, come aveva ipotizzato qualcuno, la situazione finanziaria della partecipata non sia così florida come ci è stato detto e che magari faccia la fine della cugina Cogesa.
Ma gli azionisti, in primis il Comune di Sulmona non hanno nulla da aggiungere???
evidentemente no! ma qualche partito o privato cittadino -se ritiene che esista un comportamento censurabile- può interessare le Autorità ritenute interessate a valutare detto comportamento, non ultima la Corte dei Conti..
Evidentemente, se si fa parte della stessa congrega………