L’Unitel è stata convocata in Audizione dalla II Commissione Permanente Territorio, Ambiente e Infrastrutture della Regione Abruzzo presso la sala “Gabriele D’Annunzio” del Palazzo dell’Emiciclo a L’Aquila per l’esame del progetto di legge n. 298/2023 sulla nuova legge urbanistica del territorio.
L’associazione da subito coinvolta nell’esame del progetto di legge ha ritenuto opportuno partecipare con un documento riportante gli elementi cardine di questo progetto di legge a cui sono legate delle criticità rilevanti per i territori che necessitano di una seria riflessione concertativa tra tutti gli attori e le forze coinvolte. Il lavoro è stato svolto dalla Direzione e Coordinamento Scientifico dell’Unitel nazionale, rappresentata da Salvatore Di Bacco, Responsabile dell’Area Edilizia e Urbanistica del Comune di Raiano, esperto in temi edilizi e urbanistici che ha già partecipato alle audizioni in senato per la riforma del Testo unico dell’Edilizia.
Obiettivo principale dell’intervento in audizione tenutasi nella seduta del 16 maggio 2023, (alla presenza di tutti i componenti della commissione nonché assessori e consiglieri regionali), è stato quello di illustrare alcune criticità del progetto di legge ed offrire spunti di riflessione al fine di giungere ad una migliore ottimizzazione dei percorsi inseriti nel corpus normativo di riforma sulla pianificazione di governo del territorio abruzzese. A tal fine Di Bacco ha redatto e depositato sempre in sede di audizione una dettagliata relazione contenente un report analitico sulle criticità e sulle difficoltà che i territori abruzzesi in sede di prima applicazione si troveranno ad affrontare nel momento della sua entrata in vigore.
Il “riuso” dell’esistente diventerà obiettivo primario, si utilizza ciò che già esiste, rinnovandolo e ristrutturandolo. Il tutto all’interno del territorio già urbanizzato, con l’obbligo di impattare il meno possibile sulle porzioni di territorio al di fuori dei perimetri cittadini, salvaguardando cosi in primis il territorio rurale.
“Purtroppo – esordisce Di Bacco – è cronaca di questi giorni come gli eventi climatici e i disastri avvenuti in Emilia Romagna fanno emergere chiaramente quale elemento di concausa di ciò che è accaduto sia riconducibile anche all’eccessivo consumo del suolo e alla sua cementificazione con riducendo le superfici agricole e non rendendole più permeabili agli assorbimenti delle continue piogge e alluvioni che il contesto del cambiamento climatico in atto mette in evidenza. Infatti da alcuni report pubblicati negli ultimi mesi si evidenzia come l’Emilia Romagna è al terzo posto dietro la Lombardia e il Veneto nella classifica delle regioni con il più alto consumo del suolo negli ultimi anni. L’Abruzzo nonostante sia considerata regione verde d’Europa è posizionato all’ottavo posto”.
Di Bacco si è trovato d’accordo con le revisioni proposte e con le indicazioni previste nella nuova filosofia di governo e gestione del territorio. Tra queste il contenimento del consumo di suolo quale bene comune e risorsa non rinnovabile, anche in funzione della prevenzione e della mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico. Oppure la rigenerazione dei territori urbanizzati ed il miglioramento della qualità urbana ed edilizia, con particolare riferimento all’efficienza nell’uso di energia e risorse fisiche.
“L’esame analitico di tutti i punti nevralgici della nuova legge urbanistica del governo del territorio deve essere affrontato in concertazione con tutti gli enti coinvolti nel governo del territorio fin dalle prime fasi di formazione delle leggi – spiega Di Bacco -. La pianificazione e la gestione dei territori non può essere gestita da un solo ente, la regione Abruzzo, ma necessariamente deve essere concertata, ma soprattutto partecipata preliminarmente sui territori regionali con percorsi e centri di ascolto che fanno emergere lo stato dell’arte, le criticità, le differenziazioni tra le varie realtà locali dell’Abruzzo interno e di quello costiero, le quali sono nettamente distinte e separate sotto diversi aspetti, in primis quello orografico che comporta una diversa gestione del territorio”.
“Quindi è necessario conciliare queste realtà creando tavoli di concertazione scendendo sui territori – conclude Di Bacco -, ascoltandoli, affinché le finalità collettive vengano equilibrate e tarate sulle differenti realtà territoriali. Le audizioni a testo già pronto possono servire solo a raffinare parzialmente alcune sfumature ma non l’intera forma e contenuti che la legge intende apportare. Noi operatori di trincea e di prima linea vogliamo trasferire il know-how acquisto in questi anni di conoscenza del proprio territorio, al fine di dare un contributo fattivo e determinante per una migliore pianificazione e gestione dello stesso soprattutto sotto l’aspetto idrogeologico cercando anche di ridurre i danni futuri derivanti da una non corretta pianificazione del proprio territorio. Tutti, dagli operatori di settore, agli amministratori, alle pubbliche amministrazioni finanche i cittadini dobbiamo fare uno sforzo congiunto e condiviso sui territori affinché le generazioni future traggano benefici dalle pianificazioni di oggi lanciando una ideale staffetta tra ciò che è stato il passato, ciò che siamo noi nel presente e ciò che sarà il futuro”.
Credo che in Abruzzo non serva una nuova Legge Urbanistica ma una classe politica nuova e responsabile che sappia fare Urbanistica. Per 70 anni l’urbanistica è stata una materia mai rispettata oppure usata per fare mostri edilizi, abusi e speculazioni servite a vincere elezioni ed a finanziare i partiti. Questa è la vera vergogna.
Questo potrebbe essere l’inizio di una svolta. Spesso i politici sono anche incompetenti, ma se esperti come l’urbanista Di Bacco gli indicano le soluzioni, chissà che non decidano di mettersi anch’essi, una volta tanto, a lavorare per il bene comune. Complimenti comunque a Di Bacco per la competenza.
La ringrazio. Cerchiamo come associazione di dare un contributo per i nostri territori al fine di sviluppare norme che permettono agevolmente di rigenerare i nostri centri storici ormai abbandonati, dismessi, e diventati dei veri e propri detrattori architettonici e ambientali. Cercare di riportarli allo loro identità storica è compito della politica che deve normale lo sviluppo della futura sostenibilità ambientale.