La resa non è contemplata e dopo la conferma del sindaco di Sulmona pronta a proseguire la “resistenza” anti Snam, anche il neonato coordinamento No Hub del Gas batte la direzione delineata nel capoluogo peligno ad inizio febbraio, con la manifestazione regionale del 21 aprile proprio a Sulmona, lì dove la centrale autorizzata definitivamente un paio di giorni fa dal Mise dovrebbe essere realizzata con la “chiara espressione dell’arroganza di questo governo” sottolinea il coordinamento in una nota. E di arroganza se n’è vista parecchia, già il 22 dicembre scorso quando a pochi giorni dallo scioglimento delle camere il provvedimento è passato, in sordina, in sede di Consiglio dei ministri; ed ancora al Mise nonostante l’elettorato abbia sonoramente bocciato l’attuale governo. Oggi No Hub del Gas ha organizzato, quindi, una conferenza stampa simbolica davanti la prefettura di Pescara, lì dove il governo centrale trova la sua rappresentanza sul territorio. “Un accanimento ed uno spregio di quei principi fondanti della nostra democrazia” sottolinea No Hub che riguarda tutto l’Abruzzo perché tra progetti e progettini, metanodotti, centrali, tubi sparsi qua e là sul territorio, la convinzione è che per la regione il destino sia proprio quello di trasformarsi da “regione verde” ad “hub del gas” appunto.
Come ricorda il coordinamento, poi, la “Centrale di compressione gas di Sulmona e delle quattro linee di collegamento alla rete Snam Rete Gas esistente”, “è lo stravolgimento del progetto originario risalente al 2005, nel quale si precisava che l’impianto era a supporto del metanodotto Sulmona-Foligno (la denominazione era, infatti: “Metanodotto Sulmona-Foligno e centrale di compressione e spinta a Sulmona”) e non vi era menzione della finalità successiva che collegava la centrale al sito di stoccaggio di Fiume Treste a Cupello. Nel 2011, come riportato nel decreto, si è proceduto invece ad uno sdoppiamento delle procedure, dividendo in maniera del tutto artificiosa la centrale dal gasdotto”. Una operazione illegittima, secondo i gruppi e le associazioni riunite sotto No Hub, che sottolineano come sarebbe stata necessaria una nuova valutazione d’impatto ambientale in questo caso, mentre dall’altra sospettano che la divisione di un progetto più ampio sia stato solo un escamotage per mettere a tacere, depistare, le coscienze dei contrari.
I passaggi che hanno portato a questo stato dell’arte non sono ben chiari, insomma, e contestata è la sua presunta “pubblica utilità” riportata anche nel decreto di approvazione. “Non serve né a Sulmona, né all’Abruzzo, né all’Italia, ma è finalizzata ai profitti della Snam con la rivendita del gas ai Paesi del centro e nord Europa. La società lo dice chiaramente nei propri piani finanziari presentati a Londra agli investitori” spiega il coordinamento. Un mosaico che si sta formando pezzo pezzo, nelle “stanze segrete”: “Immaginate dover presentare e farsi approvare un’unica grande opera dal Salento agli stoccaggi padani: ci sarebbe stata una rivolta generale come per le trivelle con lo Sblocca Italia e anche i territori non interessati dalle opere si sarebbero chiesti: chi paga? Per quali scopi si sta facendo quest’opera? Le risposta è drammatica: non solo a loro vanno i profitti e a noi restano i rischi ma paghiamo noi attraverso le bollette”.
La mobilitazione c’è, ci sarà, in ballo non c’è solo la centrale di Sulmona, ma tanto altro ancora, la manifestazione del 21 aprile sarà la massima espressione di questa contestazione alla quale prenderanno parte, lo hanno reso noto poco fa, i parlamentari abruzzesi del M5S, Gianluca Vacca e Gabriella Di Girolamo. “La battaglia- ha diciarato Di Girolamo, attivista No Snam nei comitati e oggi senatrice pentastellata- continuerà dentro le istituzioni ora che siamo più forti. I territori devono poter scegliere su una questione così impattante per l’Abruzzo”.
Simona Pace
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