Va bene la tecnologia, va bene l’evoluzione ed è fondamentale la connessione ai tempi di oggi, ma di andare oltre alcuni cittadini di Introdacqua non vogliono saperne.
Così si sono riuniti nel comitato Stop 5G, perchè il piccolo borgo della Valle del Sagittario rientra nell’esperimento avviato in diverse città italiane, 120 in tutto, di cui 11 abruzzesi tra cui il capoluogo.
Per questi comuni, in sintesi, è arrivato lo stanziamento di fondi e l'”obbligatorietà” di sperimentare la nuova tecnologia. Peccato che tutto non sia poi così chiaro perché quello che lamenta il neonato comitato “è che la fitta rete di micro antenne che esso prevede oltre alla tecnologia satellitare di supporto, aumenterà l’esposizione della popolazione a campi elettromagnetici a radiofrequenza fino ai 26 GHz ed è dimostrato da innumerevoli studi scientifici la correlazione tra radiazioni RF ed effetti dannosi sulla salute e sull’ambiente” scrivono.
“Il provvedimento dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) approvato con delibera l’8 maggio 2018 ma passato, stranamente pressoché inosservato – aggiungono – ha colto di sorpresa i sindaci ed i cittadini dei 120 piccoli centri, compresa Introdacqua, che non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte delle autorità competenti né tanto meno lo stanziamento di fondi”.
La connessione 5G, spiegano, è “studiata per soddisfare il cosiddetto ‘internet delle cose’ e non la semplice comunicazione via telefono cellulare”.
L’obiettivo, ora, è mettersi in sinergia con il comitato 5G regionale per sensibilizzare, informare e contrastare l’esperimento.
Simona Pace
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