Chiamatelo divario digitale, o se preferite l’inglese “digital divide”, ma la sostanza non cambia. Restare nelle aree interne, programmare una vita nei comprensori dell’entroterra (che già vedono tagliati sempre più collegamenti “materiali” con il resto del territorio) diventa sempre più difficile, specie in un mondo veloce, e unito sempre più dalle connessioni informatiche.
Ecco perché rimane inammissibile il fatto che l’APC di Sulmona, che già lamenta di essere ancora “ospitato” negli uffici dell’Inps (in attesa di conoscere il destino della storica sede di Palazzo Portoghesi), sia ad oggi privo di connessioni Wi-Fi. Il collegamento a internet, in una struttura adibita alla lettura ma soprattutto allo studio, dovrebbe essere quantomeno scontato. Sia perché corre l’anno 2022, sia perché Sulmona si candida a Capitale della Cultura 2025, e servizi come questo dovrebbero essere alla base dell’accesso allo studio e alla ricerca. C’è da dire, però, che il Comune ha rafforzato l’organico dell’APC con l’immissione di due profili che percepiscono il reddito di cittadinanza. Insomma, il Comune da parte sua si è mosso.
Chi, invece, non si è assolutamente degnato di risposta è la Regione Abruzzo. Il Centro Servizi culturali, che di fatto è un ufficio regionale, è stato lasciato nell’oblio nonostante ben tre ricorsi fatto al Difensore Civico Regionale dallo scorso febbraio da parte di Marco Alberico, trentenne residente a Sulmona. Ricorsi ai quali non sono pervenute né risposte, né tantomeno azioni, nonostante lo stesso APC abbia richiesto più volte di potersi dotare di una rete internet.
“L’assenza di un servizio elementare come la rete internet è sconcertante soprattutto perché il tutto avviene nonostante la presenza di ben due Consigliere regionali del territorio peligno, Marianna Scoccia (Udc) e Antonietta La Porta (Lega), all’interno del Consiglio regionale – scrive Alberico in una nota-. Le suddette Consigliere, nonostante le numerose preferenze ricevute alle ultime elezioni regionali, e nonostante le tante promesse (in particolare di La Porta) riguardo al ripristino a pieno regime dell’Agenzia di Promozione Culturale, di fatto non hanno impedito alla maggioranza di cui fanno parte di disinvestire nella cultura e continuare a desertificare la Valle Peligna. In questo caso si sta depotenziando un servizio pubblico essenziale”.
Inoltre, l’utenza fa richiamo all’articolo 8 bis del Codice dell’Amministrazione Digitale rubricato “Connettività alla rete internet negli uffici e luoghi pubblici”, che dispone: “I soggetti di cui all’articolo due comma due favoriscono in linea con gli obiettivi dell’Agenda digitale europea, la disponibilità di connettività alla rete Internet degli uffici pubblici e altri luoghi pubblici, e in particolare nei settori scolastico, sanitario e di interesse turistico, anche prevedendo che la porzione di banda non utilizzata dagli stessi uffici sia messa a disposizione degli utenti”.
Essendo, dunque, l’APC di Sulmona un ufficio di interesse turistico e, soprattutto, scolastico, l’articolo 8 del Codice dell’Amministrazione digitale sarebbe stato violato dalla stessa Regione Abruzzo.
I problemi di connessione e connettività si aggiungono già ai risicati orari di apertura del Centro Servizi Culturali. Tutto ciò porta, inevitabilmente, ad una carenza di servizi che non può far altro che allontanare dal territorio tutti i giovani studenti universitari, i quali si vedono sempre più tagliati fuori dal resto del mondo.
“Sui cittadini e sulle cittadine di Sulmona e della Valle Peligna incombe lo spettro del digital divide – prosegue Alberico-. I cittadini e le cittadine in questione, rispetto ai vicini marsicani utenti dello stesso Ufficio/Agenzia, non potendo accedere alla rete Internet vengono declassati come cittadini di serie B. La città di Sulmona e quella di Avezzano sono tanto vicine geograficamente quanto molto lontane nella fruizione dello stesso servizio. A questo punto la domanda sorge spontanea: Nella nostra regione esistono figli e figliastri? La risposta, purtroppo, è altrettanto scontata: SÌ! Tale condizione rappresenta una chiara violazione dell’articolo 3 della Costituzione che dispone: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedisce il pieno sviluppo della persona umana”. Non a caso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite nella risoluzione A/HCR/20/L13, ha considerato Internet alla stessa stregua di un diritto fondamentale dell’uomo, ricompreso nell’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino. Nella risoluzione si chiede a tutti gli Stati di “promuovere e facilitare l’accesso a Internet”.
Capisco le preoccupazioni del signor alberico,ma vorrei far notare che la consigliera scoccia non fa parte della maggioranza regionale
Passa a Vodafone, 100GB minuti ed sms illimitati a 6,99 euro. Nel 2022 ancora a chiedere il WiFi? Ma vi scaricat3 tutti film in 4K sullo smartphone?
Un ufficio culturale che, avendo una parte dedicata anche ai ragazzi/adolescenti, dovrebbe avere dei PC con annesso Wi-Fi. Non credo che i bambini di 6/7 anni abbiamo un telefonino e possano quindi usufruire dei dati Internet del telefonino. Il Wi-Fi quindi è essenziale. Si diano una mossa le Consigliere in questione. Il medioevo è terminato da un pezzo.