Nel comune di Sulmona, da questa settimana, sparisce l’edicola inglobata nello spaccio familiare Attilio, gestito dalla famiglia Leombruni da circa sessant’anni. Una delle pochissime edicole, se non la sola, sopravvissuta al di fuori del centro urbano grazie alla sensibilità dell’attuale gestore, Peppino Leombruni.
“La rivendita di giornali coesistente con il mini-market e con il bar-tabaccheria – spiega Giulio Mastrogiuseppe presidente dell’associazione Celestiniana – era uno dei pilastri che caratterizzano questa attività commerciale d’altri tempi. Una sorta di emporio nel profondo della provincia abruzzese, che definire “commercio di contiguità” è riduttivo, perché si tratta di un vero punto di riferimento per le frazioni Bagnaturo, San Pietro, Case Lupi e Badia Morronese. Un migliaio abbondante di persone.”
I giornali spariranno però non per volontà del gestore dello spaccio, ma perché il distributore ha posto delle condizioni troppo onerose, ovvero di anticipare l’intero importo delle pubblicazioni fornite, richieste di fideiussioni bancarie a garanzia della fornitura. In un paese della zona addirittura sarebbe intervenuto il Comune con una sorta di contributo all’edicolante per salvare il servizio e non lasciare sguarnito il piccolo centro.
Questo irrigidimento del distributore potrebbe dipendere dalle “logiche di mercato” ovvero dalla necessità delle aziende di ridurre i costi per accrescere i margini di profitto, senza considerare che le edicole stanno scomparendo un po’ ovunque. Il fatto è che, oggi più che mai, non esiste nessuna tutela o supporto per le piccole e piccolissime attività che riequilibri meccanismi concorrenziali a vantaggio dei grandi agglomerati urbani o della costa.
“Questo, oltre a danneggiare il tessuto economico già fragile di suo – continua Mastrogiuseppe – cancella alla radice questi presidi minimali della cultura e dell’informazione. Luoghi dove, con la scusa del caffè e dell’acquisto del giornale, sopravvivono le dinamiche del vivere civile di una comunità. Forse alle grandi testate non interessa perdere le cinque copie vendute da Peppino, tanto c’è internet che recupera. Ma tutti sappiamo che non si tratta solo delle tirature, ma di quelli come Peppino e del servizio reso alle comunità, dove ormai mancano le condizioni minime che, almeno, diano alle persone l’impressione di non esser cittadini di serie C, D o anche più giù nel campionato della scala sociale”.
Savino Monterisi
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