Nicola, l’uomo “dei boschi” che aggiusta panchine

È un pomeriggio di domenica e Sulmona è semi deserta. In televisione gioca la serie A e per le strade solo pochi avventurosi a piedi o in bicicletta. Nel parchetto di viale Togliatti sopravvive qualche anziano che è uscito di casa dopo pranzo per godere di queste belle giornate che settembre inaspettatamente sa ancora regalare. Contro una panchina armeggia un signore. Battaglia contro le due tavole dello schienale, pare le stia smontando. Forse se le riporta a casa e le brucia nella stufa o al camino, l’inverno, anche se oggi sembra lontano secoli, fra qualche settimana arriverà.

Avvicinandoci per capire meglio il suo affaccendarsi chiediamo “Serve una mano?”, “Magari” risponde. Con una tenaglia in mano, sta facendo fare dei giri fra la tavola e la staffa della panchina ad un filo di ferro. La sua difficoltà sta nel tenere la tavola ferma così ci prestiamo ad aiutarlo e subito si dimostra un fiume in piena implacabile. Nicola, settantacinque anni, viene “dai boschi”. È uno dei tanti fratturesi d’origine, sceso dalle montagne per farsi una vita in città.

Mentre col filo disegna delle ics sbilenche, Nicola racconta del suo passato in Svizzera: “Lì nemmeno una cartaccia vedi per terra” poi guarda sconsolato il parchetto che ha attorno e sospirando esclama “Perché i giovani…”, al che lo stoppiamo “Eh eh eh, attento a quello che stai per dire. Guarda che anche noi siamo giovani”. “Avete ragione, ma in questo parco i ragazzi fanno uno schifo” e così si lascia andare in una confessione laica, dove racconta di lattine di coca cola che finiscono nella fioriera a pochi passi da un cestino che resta vuoto.

Il disprezzo per le generazioni successive è un’arte assai praticata dalle generazioni precedenti. Eppure se qualcosa è andato storto forse sta nell’incapacità di trasmettere alcuni valori. Oppure è stata proprio la trasmissione di certi valori che ha prodotto tanto disprezzo per il bene che è comune. “Studia, lavora, fatti una vita, realizzati, arricchisciti” non c’è alcuna morale pubblica nell’individualismo imperante che oggi viene propagandato in ogni dove. Chi dovrebbe spiegare che una carta per terra, per terra rimane? Chi dovrebbe spiegare che una cicca di sigaretta buttata per terra nessuno la raccoglierà al posto tuo? Nessuno lo sa.

A Nicola bruciano le mani e un po’ anche la lingua. Non riesce a star fermo, vuole fare, vuole aggiustare, alla sua età sente ancora di poter dare molto al mondo. Della Svizzera parla con la nostalgia di cui si parla di un tempo andato: “Sono orgoglioso di essere italiano, ma in Svizzera se buttavi una carta per terra ti facevano una multa di 50 franchi”. “Vengo spesso a rilassarmi in questo parchetto e non posso proprio vederlo in queste condizioni” aggiunge ancora mentre indica il cantiere dove all’interno è contenuto lo scheletro di quello che sarà il monumento alla Brigata Maiella. “Dicevano che l’avrebbero inaugurato ad agosto ma io non c’ho mai creduto” commenta ancora.

La confessione finisce quando arrivano due anziani incuriositi dal nostro confabulare. Ci congediamo da Nicola con un sorriso, una stretta di mano vigorosa e la promessa di ripassare presto a trovarlo. Riprendiamo a pedalare e ci lasciamo alle spalle un sole che brucia alto all’orizzonte e un parchetto che sopravvive per inerzia, una città che sopravvive per inerzia, una città che sopravvive grazie al contributo di pochi volenterosi che scelgono di prendersene cura, senza chiedere nulla in cambio.

Nella testa si accumulano le domande e i pensieri s’ingorgano. Chi dovrebbe interessarsi se ne frega, chi dovrebbe godersi la pensione s’interessa, i giovani sono quelli che buttano le lattine nella fioriera e sono quelli che ripuliscono l’area dei campetti di via delle Metamorfosi. Gli anziani sono quelli che bruciano la plastica al camino e sono quelli che aggiustano le panchine, gli amministratori sono quelli che s’interessano e sono quelli che “hanno ben altro a cui pensare” e allora tutto diventa più chiaro. Non è un problema di giovani contro vecchi, è un problema di giusti contro sbagliati ed è dentro questa frattura che bisogna inserirsi e lavorare.

Savino Monterisi

3 Commenti su "Nicola, l’uomo “dei boschi” che aggiusta panchine"

  1. Bravo Nicola; ne occorrono altri 87. Il dirigente del Comune, competente per i parchi, dovrebbe chiedere la copertura finanziaria e trovare il sistema di adempiere al DOVERE di mantenere in decoroso stato di manutenzione dei beni pubblici, anche ricorrendo a convenzioni con associazioni onlus/aps. Sono fiducioso.

  2. Guerino Paolini | 1 Ottobre 2019 at 15:20 | Rispondi

    Mi permetto di chiamarti per nome, perché ci conosciamo. Caro Savino, hai scritto un bell’articolo che fa riflettere e lascia spazio anche alla commozione. Non è giornalismo fine a se stesso, ma un’analisi lucida in un’epoca manichea in cui viene facile classificare le persone, in modo netto e senza tanti scrupoli. Continuerò a leggerti con molto piacere. A presto.
    Guerino Paolini

  3. Complimenti Sig. Nicola.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*