Non c’è nessuno spazio per un governo di salute pubblica: Bruno Di Masci frena sul nascere la ridda di voci e ipotesi che vedrebbe il Pd pronto ad aiutare il sindaco Casini a traghettare la città ad elezioni a primavera senza un trauma troppo lungo di un commissario.
“L’ipotesi era stata lanciata qualche tempo fa dal capogruppo Antonio Di Rienzo – spiega Di Masci – ma nessuno volle accoglierlo. Oggi non ci sono più le condizioni per ricomporre questa ipotesi, anche perché gli scenari sono cambiati. E’ giusto che la Casini vada a casa: non ha più una maggioranza e soprattutto sta facendo solo danni”.
Insomma se il sindaco dovesse decidere di ritirare le dimissioni entro i venti giorni di legge (che dovrebbero scattare da domani con il deposito delle sue dimissioni al protocollo), dovrà farlo con le proprie forze, ovvero con quelle, esclusa Alleanza per Sulmona, che hanno contribuito alla sua elezione due anni fa.
Un puzzle difficile da ricomporre dopo le profonde spaccature, ribadite ancora ieri da Avanti Sulmona che, per voce del suo capogruppo Fabio Pingue, ha addossato la responsabilità della crisi a problemi interni agli altri gruppi di maggioranza (Adesso Sulmona e Sulmona al centro).
Per domani, tuttavia, è stata convocata una riunione dei capigruppo di maggioranza, se per fare il punto della situazione o per la resa dei conti non è chiaro.
Appare però improbabile che il sindaco Casini, dopo la lettera di addio, gli strali lanciati, con accuse velate ed esplicite ai suoi consiglieri, abbia ancora voglia e soprattutto la forza di rimettersi in gioco, rischiando tra l’altro di passare lei per quella che “gioca a poker” con la città.
Di assi nella manica, d’altronde, non sembrano essercene più: difficile è il recupero del consigliere Andrea Ramunno (che è stato colui che ha sferrato l’attacco istituzionalmente più duro in consiglio chiedendo di fatto le dimissioni), difficile è la ricucitura con Fabio Pingue (pronto a tirarsi fuori, tra l’altro, in caso di ingresso del Pd), complesso è l’accordo con Angelo Amori, uno dei “grandi assenti”, infortunato sì, ma anche strategicamente distante dalle ipotesi di riorganizzazione della macchina amministrativa prospettate dal sindaco dopo il siluramento di Cristian La Civita (tra le quali una prevedeva l’accorpamento della polizia municipale ad Avezzano).
Insomma quello intrapreso, nonostante gli hashtag un po’ ipocriti di qualche grande sponsor, sembra essere per la Casini un vicolo cieco, oltre il quale già si intravedono il commissario e nuove elezioni.
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