Nel settore farmaceutico la cura al mal d’export: la provincia dell’Aquila traina l’Abruzzo

La medicina dei mali d’Abruzzo nel settore dell’export è il comparto farmaceutico della provincia dell’Aquila. Lo rivela lo studio realizzato su dati Istat e Coeweb da Aldo Ronci per Artigiani Imprenditori d’Italia Abruzzo. L’incremento nel primo semestre del 2024 è di 281 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2023.

Non basta, però, per guarire il malanno di una regione che perde punti percentuali, nonostante l’accrescere di 106 milioni di euro del volume complessivo delle esportazioni. Nella graduatoria nazionale l’Abruzzo si colloca al dodicesimo posto, perdendo ben nove posizioni rispetto al primo trimestre del 2024.

L’ottimo risultato dell’industria del farmaco – che spinge conseguentemente la sua area di produzione per eccellenza, l’aquilano, al risultato migliore tra le province abruzzesi con 332 milioni di crescita, contro i 19 del pescarese e le perdite secche segnate dal chietino (-113) e dal teramano (-133) – mantiene dunque a galla il quadro complessivo del made in Abruzzo. Territorio, il nostro, fortemente condizionato dal risultato negativo della sua punta di diamante, l’automotive, il cui volume d’affari è sceso di 106 milioni di euro. Ma anche del dato negativo fatto registrare dalla voce “altri prodotti”, che flette a sua volta di 69 milioni

Nel primo caso, il dato è sostanzialmente riferito alle difficoltà del gruppo Stellantis presente in Val di Sangro con il suo stabilimento più grande d’Europa, ma il cui futuro preoccupa tanto da aver indotto a scendere direttamente in campo anche il governo, che propone sostanzialmente di rinviare a dopo il 2035 lo stop alla produzione di mezzi a benzina o diesel. Un quadro che preoccupa fortemente anche il mondo della piccola e micro impresa, soprattutto per via del forte indotto che il comparto produttivo sviluppa.

Diverso il discorso, ma per certi aspetti ancor più significativo per il mondo dei piccoli, quello che concerne gli altri settori produttivi. E se comparti come tessile-abbigliamento (45 milioni di aumento) e alimentare (30 milioni) manifestano una buona vivacità, il quadro non vale per tutto il resto: netta infatti la caduta delle produzioni in gomma e plastica (-75), macchine e apparecchiature (-45), apparecchi elettrici (-24), prodotti chimici (-9) e prodotti in metallo (-7).

“Occorre guardare con grande attenzione a questi settori – dice il presidente regionale CNA Savino Saraceni – perché molte delle imprese produttrici appartengono a un mondo di micro e piccola imprese che rappresenta la spina dorsale del sistema produttivo del nostro territorio. Per questo, anche sul tema del sostegno all’export, è utile aprire un tavolo di confronto con la Regione per capire quali strumenti poter mettere in campo a sostegno di queste produzioni e della loro vocazione a esportare”.

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