Né miliziani né promotori turistici, lettera aperta di Francesco Balassone

Riceviamo a pubblichiamo la lettera aperta di Francesco Balassone.

Se un merito al volantino di Gioventù Nazionale può esser riconosciuto questo sarebbe certamente quello di aver dato l’opportunità a tutti noi di tornare a riflettere sulle ragioni della Giostra, sul suo spirito e sul suo ruolo sul tessuto della nostra comunità, e su come questi siano cambiati nel corso degli anni.

Ebbene, sui preoccupanti contenuti del volantino in tanti hanno già detto meglio di me, ma su uno dobbiamo soffermarci con più attenzione ai fini del discorso che veniamo facendo. Parlo di quello in cui alla Giostra viene attribuito il valore sociale, quasi pedagogico, di formazione di “uomini della milizia”. È vero invece l’esatto opposto. Il famoso popolo della Giostra non è un popolo di miliziani; è un popolo di genitori che vedono i loro figli fare tante amicizie e frequentare luoghi sereni e non pericolosi, è un popolo di ragazzi e ragazze che si innamorano nelle piazzette, è un popolo di persone che si responsabilizzano verso gli altri assumendosi degli impegni, è il popolo dei più genuini sentimenti condivisi, di gente che piange e gioisce insieme, il popolo di chi è sempre pronto ad offrire la propria spalla. La Giostra nasce proprio per dar vita a questo popolo, nasce con una precisa funzione: quella sociale.

È proprio questa funzione sociale che si sta smarrendo, e sta accadendo proprio perché la Giostra si sta allontanando dal mondo del suo popolo, quello dei Borghi e Sestieri, avvicinandosi ad altre logiche. Penso a due in particolare. La prima è quella del potere. La sensazione che la manifestazione sia sempre più veicolo di promozione e conservazione del potere è di molti; sicuramente della maggioranza di quanti hanno osservato le dinamiche della stessa. La seconda è quella della riduzione della Giostra a mero evento turistico. A tal proposito si potrebbero citare numerose dichiarazioni di persone interne ed esterne alla Giostra stessa, tutti concentrati sulla crescita a livello di marketing, o di brand, o espressioni simili. Ora, nessuno lega l’impatto sul movimento turistico che la Giostra ha; le sue ragioni non risiedono nell’avvicinare turisti.

Non si deve cadere nell’errore di attribuirle quella funzione come prevalente. Una riduzione della Giostra ad un mero evento turistico è la negazione di tutto ciò che realmente dovrebbe essere. Ancora, è quella sociale la funzione prevalente, è l’impatto sul tessuto della nostra comunità, a rendere questa città casa nostra, a rendere i luoghi fisici i luoghi del vivere, quelli pieni di ricordi, quelli in cui ci si ritrova sempre, almeno una volta l’anno, con le persone con cui abbiamo condiviso un pezzo di vita. Se la strada che si seguirà andrà nella direzione di una sempre maggiore attenzione ai turisti ed una sempre maggiore distanza dal popolo dei Borghi e Sestieri allora la Giostra esaurirà la sua spinta propulsiva e la scommessa sarà persa. Le ripercussioni sul nostro tessuto sociale le immaginiamo: le nuove generazioni, molto più mobili di quelle del passato, non avranno un importante punto di riferimento che le leghi al territorio, rendendo più facile un’emigrazione già favorita da certe dinamiche economiche.

Insomma, che fare? Le proposte concrete possono essere diverse, ma quelle vanno discusse nel tempo in modo informato e condiviso. Più importante prima ancora di ciò però è ricostruire la logica che dovrebbe guidare queste proposte, e a tal proposito un passaggio di un celebre film di Sorrentino, La Grande Bellezza, potrebbe aiutarci. Il protagonista è uno scrittore che ha smarrito se stesso, il senso dell’esistenza, e che dunque non riesce più a scrivere libri. Incontra nel corso del film una missionaria, e questo è lo scambio. “Perché non ha più scritto un libro” “cercavo la grande bellezza, ma non l’ho trovata” “sa perché mi nutro solo di radici?” “No perché?” “Perché le radici sono importanti”. Ecco cosa va fatto, ritornare alle nostre radici. Solo questa è la strada per restituire alla Giostra la dignità che merita.

Queste sono le radici che devono diventare profonde così che non possano gelare.

1 Commento su "Né miliziani né promotori turistici, lettera aperta di Francesco Balassone"

  1. Quindi esistono, almeno loro, mentre il Partito (?) PD che con il suo capogruppo va a cena insieme a maggiorenti di fratelli d’Italia continua la scena muta (i gd, Balassone, non hanno niente da dire?) così come tutta la coalizione di maggioranza (quella sopravvissuta) e sindaco insieme all’associazione giostra, borghi e sestrieri

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