Manca più di un mese al 25 dicembre, eppure siamo immersi già da diversi giorni nel magico clima delle feste: luci, dolci, musica, voglia di fare del bene e anche voglia di fare bene. Fare bene le decorazioni, i ceciripieni e gli immancabili regali.
Le decorazioni devono essere di classe, i ceciripieni come quelli di nonna, i regali personalizzati e di un valore adeguato: mai strafare e mai lesinare.
È questo il periodo dell’anno, in cui la crisi economica si trasforma in crisi isterica da shopping: correndo da un negozio all’altro, inseguendo promozioni, Black Friday e “2×1″, cerchiamo di accontentare tutti e, perché no, anche noi stessi.
I problemi finanziari vengono momentaneamente dimenticati e ci trasformiamo in onnipotenti Babbi Natale, in grado di realizzare i desideri dei nostri cari, come se la matematica fosse solo un’opinione e 2×1 non facesse comunque 2.
È inutile provare a resistere: il Natale ci rapisce ogni anno trascinandoci, volenti o nolenti, nelle sue magiche atmosfere a decorare abeti, a fare pupazzi di neve e a ballare con gli elfi.
Fino al 2 novembre siamo sempre convinti di non cascarci, di non farci abbindolare da lustrini, orsetti polari e gnomi paffuti, rimanendo con i piedi a terra e il portafogli in tasca. Quando però le prime luminarie delle vetrine si accendono, ci rendiamo conto di come quella tovaglia rossa rallegrerebbe il pranzo di Natale e quel maglioncino di cachemire farebbe fare i salti di gioia a nostra cognata.
Forse è proprio questa la magia del Natale: per una volta, il bisogno dei commercianti di vendere e quello nostro di comprare coincidono.
Io credo che la magia del Natale sia l’illusione, viva dentro di noi, che i nostri genitori si siano sbagliati, che “lui” esista davvero, con la slitta, le renne, il sacco e tutto il resto. La vera grande bugia probabilmente siamo noi adulti, con la nostra stanchezza e l’incapacità di poggiare per un paio di ore i pensieri sul tavolo, per metterci a terra a giocare con le automobiline, come quando Natale era davvero Natale e i problemi li avevamo solo sul quaderno di matematica.
A quei tempi, il Natale era nella leggerezza con cui scrivevamo la letterina dei desideri, senza temere di sforare il budget familiare: un piccolo preambolo per ringraziare di ciò che avevamo, un pensiero per i poveri e per le guerre nel mondo e poi giù con i cataloghi Mattel e Clementoni.
C’era il codicillo dell’obbligo a comportarsi bene, affinché potessimo essere accontentati, ma ipnotizzati dalla luce intermittente dell’abete decorato, era tremendamente facile crederci:
-DAL 26 DICEMBRE SARÒ BUONA: prometto che, quando possiederò la “Barbie al Gran Ballo delle Fate”, sarò la persona più buona del mondo.
A quei tempi, per noi, il Natale era nel profumo delle arance, con le bucce da spruzzare negli occhi delle amiche, era nella rara abbondanza di dolci in casa, era nella scatola del panettone indossata come un elmo e nell’emozione della recita scolastica.
Il Natale era nella programmazione televisiva sfalsata, che proponeva a ogni ora del giorno film a lieto fine e cartoni animati, sempre gli stessi, ma quanto ci piacevano!
Oggi cosa è il Natale? Quello vero intendo, quello che inizia quando tutto è pronto: ogni regalo incartato, l’ultimo dolce fritto e tutta la casa pulita.
Oggi che non ci interessano più i cartoni animati, le recite e gli elmi di cartone, cosa è per noi il Natale?
Un periodo di ferie? Un film dei Vanzina? Delle legali bische familiari? L’interruzione della dieta? La messa di mezzanotte con il cappotto nuovo e l’acconciatura perfetta?
No.
Dentro di noi sappiamo che il vero Natale è quel pensiero che conta, ma che non basta mai; quella voglia di sistemare le cose, di chiarirsi, di perdonare, di chiedere scusa, proprio in quel giorno segnato di rosso sul calendario.
Ma è tanto difficile farlo…e allora ci accontentiamo di comprare regali, perché è più semplice indebitarsi fino al collo che dire a qualcuno:
-Grazie -Ti voglio bene -Scusami.
Ogni anno il cuore si riscalda a Natale e, nonostante le decorazioni sfarzose e il caldo cachemire, si mette a nudo, spogliandosi di tutti i fronzoli. Lui sa esattamente cosa vorrebbe trovare sotto l’albero e non è niente che si possa comprare e incartare. Niente che si debba ricaricare o che si rompa appena finisce la garanzia. Niente che si possa contare, prenotare o sfoggiare.
Serenità.
Il cuore vuole serenità.
La cara, semplice, noiosa e statica serenità.
Quella che, a volte, abbiamo messo in pericolo per un po’ di adrenalina facile, ma che ci è subito mancata a prezzo pieno, perché la serenità non è scontata: non conosce Black Friday.
Vogliamo serenità sotto l’albero di Natale e, se dovesse trattarsi di nuovo di una bugia, raccontata per donare un’illusione di felicità a chi è in grado di crederci, non ditecelo. Questa volta non lo vogliamo sapere.
E Natale, di nuovo, sarà.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
Raffa bello come sempre e come sempre “brava”