“Un abbraccio virtuale e non solo a Roberta Salvati. Che immagino stamattina si sia svegliata con un senso di leggerezza in più rispetto agli anni trascorsi in attesa di una giustizia giusta”. Sono le parole della consigliera comunale Teresa Nannarone, il giorno dopo la sentenza di condanna all’ex consigliere Bruno Di Masci per gli insulti rivolti nei confronti di Roberta Salvati, nel 2018.
Una sentenza che, commenta Nannarone, “non possa ripagarla delle mortificazioni ricevute in quanto donna non solo dalla vicenda in sé, ma anche da quello che è successo subito dopo anche in aula consiliare quando volevano espellerla, ma sono certa le abbia regalato un sorriso e una forza nuova.
Roberta Salvati è lontana dalle mie convinzioni ma come me è una donna che deve faticare il doppio per ottenere ascolto e rispetto. Anche nelle sedi Istituzionali e persino in quelle giudiziarie. Ed il punto è questo: da quanta violenza verbale è pervaso il linguaggio del maschio che si dice politico di qualsiasi età ed estrazione. E di quanta arroganza è capace chi, anche se donna, si adegua alle modalità del maschio e le ripropone a sua volta”.
“Con le donne si alza la voce – conclude -, con le donne si alzano i toni, con le donne si mistifica abbondantemente la realtà nascondendo così l’incapacità ad affrontarla la realtà vera. E purtroppo la nostra Città non è riuscita a cambiare rotta in questo senso, ma è peggiorata. Ti auguro il meglio Roberta, tutto quello che ti ripaghi da ciò che hai vissuto, perché anche se giovani barbari restano attaccati alla loro natura che li rende assai più vicini ai primati che agli uomini, tu intanto hai vinto”.
Il suo linguaggio è fortemente anti-maschio. A volte sono invece le donne, sia vecchie che giovani, che con azioni persecutorie e vessatorie di stampo omofobo rovinano la vita degli uomini dimostrando che la loro cattiveria e perfidia appartiene in fondo allo stesso regno animale. Spero di poter avere 100 volte la stessa giustizia per quello che hanno fatto a me e mia madre, durato per anni.