Morì folgorato durante i lavori: tre rinvii a giudizio per omicidio colposo

E’ fissata al 22 maggio l’apertura del processo per la morte di Antonio Di Lollo (46 anni), rimasto folgorato il 31 agosto 2023 durante i lavori su un capannone a Castel di Sangro. Quest’oggi, il Gup del Tribunale di Sulmona, Alessandra De Marco, ha disposto tre rinvii a giudizio per la scomparsa del 46enne. A comparire davanti al giudice saranno Franco Flagella (proprietario del cantiere), Alfredo Daniello e Gabriella Galazzo (entrambi tecnici legati al noleggio del cestello elevatore dove si trovava Di Lollo).

I tre dovranno rispondere di omicidio colposo. Il Sostituto Procuratore, Edoardo Mariotti, ha contestato a Flagella “di non aver verificato l’idoneità tecnico professionale del lavoratore e di non aver predisposto il documento unico di valutazione dei rischi interferenti”. Ai due tecnici, invece, l’accusa è di “non aver verificato l’idoneità tecnico professionale del lavoratore e se lo stesso fosse o meno in possesso dell’abilitazione per l’uso del macchinario”.

Secondo i risultati dell’esame autoptico, svolto da Ildo Polidoro, il decesso di Di Lollo è avvenuto sul colpo. L’operaio è rimasto folgorato mentre si trovava sul cestello elevatore. Una tragedia, avvenuta durante le prove di Di Lollo prima di avviare la pittura della facciata del capannone. Lì il 46enne ha urtato i cavi dell’Enel, la cui alta tensione non ha lasciato scampo. Di questo se ne dibatterà a maggio, con la prima udienza.

4 Commenti su "Morì folgorato durante i lavori: tre rinvii a giudizio per omicidio colposo"

  1. Una tragedia nella tragedia … sinceramente non capisco che colpa ha chi ha noleggiato il mezzo …fossi un imprenditore avrei paura pure a respirare !

    • Ci sono misure precauzionali che si richiedono anche a chi dà un mezzo a noleggio, egregio sig. “Rospo”.
      Quando noleggio un veicolo, giustamente mi chiedono la patente, verificandone la relativa validità, perché non si dà la macchina a chiunque la chieda.
      Analogamente, per il noleggio del cestello si va a verificare che chi lo richiede abbia le necessarie abilitazioni. Nel caso de quo, è stata fatta questa verifica?
      Se lei fosse un imprenditore non deve “aver paura a respirare”, come Lei scrive: deve semplicemente aver paura a non rispettare la Legge (una paura, peraltro, solo teorica, visto che siamo nel paese di Bengodi dove per un trentennio un delinquente ha potuto addirittura stare a piede libero in parlamento e talora ha potuto persino governarci!)

  2. mingaver tu vivi nel mondo dei sogni e degli schermi, nella vita reale accadono gli incidenti dove nessuna legge può tutelarti. sicuramente il povero lavoratore sapeva usare il cestello ma la sfortuna ha avuto la meglio. e giusto per restare in argomento ti informo che se tu dici ad un operaio di mettere il caschetto e lui non lo mette e poi si fa male la colpa è sempre del datore di lavoro, si chiama responsabilità oggettiva, lo sai questo? forse no.

    • Non sempre è vero che la colpa sia sempre del preposto in cantiere o RSPP (e tantomeno del CSE). Anzi se la documentazione cartacea è in regola e il RSPP può dimostrare di aver costantemente formato ed aggiornato i dipendenti, di aver consegnato i DPI, di averli formati su lavoraizoni particolari e rischi particolari, e il CSE dimostra che ha svolto attività ispettive in cantiere con i verbali, di aver aggiornato PSC e controllato POS aggiornati, la colpa, in caso di infortunio sul lavoro, è dell’operaio. Fortunatamente ciò è stato chiarito nelle ultime sentenze e nelle ultime normative che hanno dato maggior responsabilità ai preposti di cantieri (operai della squadra con delle specifiche mansioni di primo soccorso, antincendio e di valutazione di rischi).

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