Dovrà scontare quattro anni di reclusione il 45enne del comprensorio, accusato di violenza sessuale. La sentenza è arrivata questa mattina da parte della Corte d’Appello dell’Aquila, che di fatto riduce la pena inflitta in primo grado dal Tribunale di Sulmona, che lo scorso 25 ottobre aveva condannato il 45enne a dodici anni di reclusione. Ritenute prevalenti, secondo la Corte d’Appello, le attenuanti generiche del reato rispetto alle aggravanti.
I fatti risalgono allo scorso 2 novembre. La piccola era stata affidata all’uomo dagli stessi vicini, i quali godevano di grande stima del 45enne. L’uomo, con la scusa di dover dar da mangiare al proprio cane, convince la piccola a scendere con lui in cantina. Le avrebbe tolto la biancheria intima, si sarebbe strusciato a lei, fino a denudarsi davanti alla bimba. Terminato l’atto, l’uomo avrebbe chiesto alla bambina di non rivelare nulla. Le scene sono rimaste nella mente della piccola, ma la bocca davanti ai propri genitori è rimasta cucita per un anno. A tradire è stato l’atteggiamento che la bambina aveva quando incrociava l’uomo nelle strade del paese. Stati di angoscia talmente inusuali che hanno portato i genitori della piccola a indagare e a scoprire, con la confessione della piccola nell’ottobre 2020, l’accaduto.
Il 45enne, alla richiesta di chiarimenti da parte dei genitori della piccola, avrebbe confessato quanto accaduto. Da qui l’ultimatum all’uomo, al quale fu intimato di non avvicinarsi mai più alla piccola. Impegno disatteso nell’agosto del 2021. Una scena che ha portato il padre della bimba a prendere a colpi di bastone il 44 enne in strada. Un atto di rabbia per il quale l’uomo è finito sotto processo. Per il 45 enne è scattata la misura cautelare del divieto di avvicinamento.
Un divieto più volte violato dall’uomo, tanto da portare l’autorità giudiziaria a imporre l’obbligo di dimora all’uomo. A curare le indagini sono stati i Carabinieri della stazione di Pacentro. A difendere l’imputato è il legale Giuliana De Nicola. La parte civile è stata affidata all’avvocato Vincenzo Colaiacovo.
Perché niente nomi mentre per un po’ di fumo tutto l’albero genealogico?
… il problema è che il “ fumo “ annebbia la mente e offusca i ricordi… e le chiamano disparità…
Solo quattro anni,io avrëi buttato la chiave della gabbia ,li è il suo posto.