Misteri in discarica: “Era fumo e non vapore”. E Isernia apre uno spiraglio

“Era denso e puzzava di bruciato, anche se non c’era fiamma”, la testimone che l’altra sera ha seguito la nuvola di “fumo” sprigionatasi da un cumulo di sovvallo accumulato nella discarica di Noce Mattei, non crede alla versione del Cogesa che ha parlato di vapore acqueo sprigionato dall’escursione termica tra i rifiuti trattati e la temperatura esterna. “La colonna era alta – continua la testimone – improbabile che una reazione termica a base quindi di vapore possa alzarsi così in alto”. Della vicenda si sta occupando anche la procura della Repubblica di Sulmona che probabilmente nelle prossime ore sentirà la testimone direttamente per farsi raccontare quanto in realtà è stato documentato dalle immagini. Gli inquirenti dovranno basarsi però solo su questi elementi, perché già ieri mattina il cumulo di rifiuti trattati è sparito da Noce Mattei.


Il Cogesa, infatti, dopo due gare andate deserte, ha stretto un accordo per trasferire una parte dei rifiuti che escono dall’impianto di trattamento in un’altra discarica. Si tratta in particolare di quella di Isernia della Smaltimenti Sud che ha dato la disponibilità fino a fine anno per accogliere circa duemila tonnellate di rifiuti al prezzo complessivo, trasporto compreso, di 160 euro a tonnellata (quasi il doppio che in passato), per un totale di 320mila euro.
Un altro accordo era stato raggiunto, più o meno alla stessa cifra, ma per una capienza inferiore (1,2 mila tonnellate), anche con l’impianto del Ginestreto di Sogliano al Rubicone (in provincia di Forlì-Cesena), ma, fa sapere l’amministratore unico di Cogesa, all’ultimo momento la società si è tirata indietro.


Una soluzione definitiva per alleggerire l’uso della discarica di Sulmona, gravata da due anni da 40mila tonnellate l’anno di conferimento (il doppio di quanto autorizzato dai sindaci-soci), d’altronde, non è stata ancora trovata: il sistema Refolo (che dovrebbe dimezzare il conferimento), nonostante l’ottimismo, resta ancora al palo, incastrato tra l’autorizzazione regionale che manca e la diatriba per il suo uso legato al rimborso delle spese al Comune di Roccaraso. Senza Refolo e con questa produzione di rifiuti (che include anche quelli dell’Aquila) non sembrano esserci molte alternative: o si riempie nel giro di qualche anno la discarica di Noce Mattei, o si trasferiscono i rifiuti in altre discariche a prezzi alti (fino a 180 euro a tonnellata, dice il mercato), con inevitabili ricadute sulle bollette della Tari che, ha annunciato Cogesa, potrebbe aumentare già dal 2020.

2 Commenti su "Misteri in discarica: “Era fumo e non vapore”. E Isernia apre uno spiraglio"

  1. bene,il refolo e’ l’impianto delle criticita’,polemiche,scandali senza fine “Bocche di Forli'”,ancora tutti da chiarire,si, la discarica ex comunita’ montana alto sangro e
    dell’altopiano delle cinque miglia,poi slia,asa,ecc,ecc nel 2015 chiusa definitivamente per gravi violazioni delle norme ambientali.di sicurezza,ecc,conclusione fallimento,quindi esposti,denunce,inchieste,anche penali,ecc l’impianto doveva produrre “compost”,(il css quello tanto caro all’amministratore della discarica noce mattei) e’stato smontato e nessuno conosce la sua fine….poi e’ arrivato il cogesa,refolo e’ tornato,gli scandali delle discariche sono tutti sotto la luce del sole,in rete tanti reports, (interessante quello di un Cittadino qualunque:Danilo Desideri) al momento tutti in assenza di risposte,iniziando dal continuo
    movimento dei rifiuti,lo smaltimento in altre discariche,i vapori,miasmi,roghi,ecc…piu’ che misteri,accertamenti,verifiche,inchieste, o no?

  2. Chiamate asl e arta!!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*