Mini dirigenti, verso lo scontro a Palazzo. Mariani: “Senza Apo salta tutto il resto”

Il Comune non farà passi indietro: sulla vertenza per il prelievo dal fondo decentrato per il personale al fine di finanziare dieci posizioni organizzative (i cosiddetti mini dirigenti), l’assessore al ramo Stefano Mariani non cambia idea e domani, davanti al prefetto, terrà dritta la barra sulla decisione assunta dalla giunta con la delibera unilaterale.
Niente margini di mediazione, insomma: lo scontro tra amministrazione e dipendenti è destinato probabilmente a sfociare presto in uno sciopero e, come annunciato dai sindacati, in una causa in tribunale per comportamento antisindacale.

Tanto più che questa mattina l’assessore Mariani, “scavalcando” i sindacati, ha convocato il personale in una riunione alla quale hanno partecipato un ventina di dipendenti. L’obiettivo era quello di spiegare la posizione della giunta: “Abbiamo tentato una mediazione per mesi, abbiamo diminuito il prelievo a 49mila euro anziché 65mila – ha detto Mariani – ma dall’altra parte non c’è stata nessuna apertura. Avevamo raggiunto anche un accordo molto vantaggioso sulle Peo (progressioni economiche orizzontali, che vengono redistribuite su tutto il personale, ndr) arrivando a spingere gli incentivi fino a limite consentito dalla legge, ma è evidente che se non scattano le posizioni organizzative resta bloccato anche tutto il resto”.

Diversamente, secondo Mariani, non si può fare, perché ne va del buon funzionamento della macchina amministrativa: “Questa non è una riorganizzazione degli uffici – ha aggiunto l’assessore – ma comunque un passo importante per premiare chi lavora e per snellire i tempi della burocrazia responsabilizzando le posizioni organizzative. Ne abbiamo individuate dieci, compresa un’alta professionalità, e se i sindacati dicono che non sono necessarie, prendiamo atto che per loro tutto funziona alla perfezione in Comune”.
Con queste premesse è facile che la procedura di raffreddamento convocata per domani davanti al prefetto fallirà, con i sindacati pronti a trasformare lo stato di agitazione in uno sciopero.