Detto e fatto, come annunciato i sindacati non hanno perso tempo e si sono rivolti al prefetto per far ritirare la delibera unilaterale con la quale il Comune ha intaccato il fondo decentrato del personale per poter nominare dieci posizioni organizzative, i cosiddetti mini dirigenti annunciati a primavera, in barba alla contrarietà dei lavoratori.
Con la proclamazione ufficiale dello stato di agitazione, così, il prefetto ha provveduto già per martedì prossimo a convocare le parti all’Aquila: il Comune dovrà rispondere dell’atto senza precedenti adottato e verificare se ci sono margini di trattativa.
Le posizioni sono tuttavia distanti, con la giunta che, senza l’accordo sindacale, che pure è obbligatorio, ha decurtato di circa 50mila euro la cassa che dovrebbe servire per coprire i costi delle Peo (le progressioni economiche orizzontali), degli straordinari e degli incentivi, ovvero le riserve che coprono i costi di tutti i dipendenti di palazzo San Francesco e non solo dei dieci mini dirigenti che, da soli, andranno a svuotare di un quarto un fondo destinato ad oltre centocinquanta persone.
La partita si gioca in punta di diritto, perché il Comune può anche senza l’accordo con i sindacati ricorrere all’atto unilaterale, ma deve dimostrare, e dovrà farlo anche davanti al prefetto, che l’operazione è indispensabile per non compromettere il funzionamento dell’ente. Tesi questa che i sindacati contestano, essendo palazzo San Francesco senza posizioni organizzative da oltre sei anni.
A chiedere di ritirare in autotutela la delibera è stata anche l’opposizione, con l’affondo, proprio ieri, della consigliera Roberta Salvati.
Ma la battaglia più dura sono pronti ad armarla i sindacati che per oggi hanno convocato una conferenza stampa: se martedì non si riuscirà a mediare le posizioni, riprendendo una trattativa che era andata molto avanti e si era bloccata di fatto su 10mila euro di differenza (30mila proposti dai lavoratori, 40mila dalla giunta), la Triplice è pronta a denunciare la giunta per comportamento antisindacale.
Una cosa così, nel pubblico impiego, non si era mai vista.
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