Minaccia il cognato per telefono alterando la voce, ma dimentica di predisporre il cellulare nella modalità anonimo. E’ finita con una condanna a trenta giorni di reclusione e al pagamento della parte civile per 3mila euro (oltre alle spese processuali per 1,8mila euro) il goffo tentativo di Marco Molinaro, quarantadue anni di Sulmona, di impaurire il marito della sorella della moglie.
I fatti risalgono al luglio del 2015, quando a seguito di un contenzioso professionale con la vittima, Molinaro aveva pensato bene di telefonare nel pub di Introdacqua che gestisce il cognato e avvertirlo in una prima telefonata che “aveva le ore contate” e in una seconda di stare “attento ai tuoi figli faranno una brutta fine”.
La vittima, rappresentata dall’avvocato Luca Tirabassi, non aveva riconosciuto il cognato per telefono, ma si era appuntato il numero di telefono che era apparso sul display nella prima telefonata (la seconda Molinaro si era ricordato di mettere la modalità anonimo). “Talmente era goffa la minaccia – spiega la vittima – che pensavo si trattasse di uno stupido scherzo”. La seconda telefonata, però, aveva preoccupato l’uomo che così si era rivolto alle forze dell’ordine denunciando il fatto. Qualche giorno dopo i carabinieri avevano quindi convocato le parti in caserma “e solo in quel momento – racconta la vittima – ho realizzato che a proferire quelle gravi minacce, a me e ai miei figli, ovvero ai suoi nipoti, era stato mio cognato”.
Il rapporto di parentela non è servito a fermare la denuncia e oggi Molinaro è stato condannato dal giudice Concetta Buccini in primo grado.
incredibile… ma come si fà … un fenomeno.
A ma non è lercio?
Ingegnoso potrebbe essere assunto presso l’amministazione comunale dove potrebbe collaborare con altri del suo calibro….grande grandissimo… campione