PUBBLIREDAZIONALE committente Costantino Cianfaglione
Mimmo Di Benedetto 59 anni compiuti da poco. Dottore commercialista a Sulmona. Già dipendente di una società di informatica e, prima ancora, sottoufficiale della Guardia Di Finanza nel Nucleo di Polizia Tributaria di Roma. Si occupa di politica da diversi anni tanto da aver ricoperto la carica di consigliere comunale del Partito Democratico per due consiliature al Comune di Sulmona. Si candida alle elezioni regionali del 10 febbraio nella lista Solidali e Popolari, Centristi per l’Europa, a sostegno del candidato presidente Giovanni Legnini per contribuire a dare credibilità alla politica: non più intesa come annunci e promesse ma come strumento al servizio degli interessi della collettività di Sulmona e del Centro Abruzzo. Una “sfida coraggiosa” la definisce la sua per dare “un futuro di qualità” che inizia nel riportare Sulmona, e il suo comprensorio, nel circuito decisionale della Regione a cominciare dalla Sanità.
Perché partire dalla sanità?
Quanto approvato, con il riassetto della rete ospedaliera, è un oltraggio al futuro non solo della nostra città ma a quello di un intero territorio. Un danno per i professionisti; le imprese; i lavoratori. Un colpo basso per le aree interne e per le loro speranze di ripresa. Non possiamo più stare a guardare la distruzione del futuro, nostro e delle generazioni che verranno. Mentre l’ex assessore alla Sanità parla di Livelli essenziali di assistenza (Lea) e di successi della Sanità abruzzese, noi che abitiamo nella Valle Peligna, nella valle Subequana e del Sagittario nonché nell’Alto Sangro, verifichiamo, quotidianamente come, la politica e la direzione aziendale, abbiano abbandonato l’ospedale , il personale ed i pazienti costretti ad affrontare enormi sacrifici per far fronte alle tante richieste di servizi sanitari.
Che fare dunque?
Sul diritto alla salute non ci può essere trattativa o compromesso ma solo rispetto e solidarietà. Non ci sono scuse che tengano: i pazienti, legittimamente indignati, non devono essere considerati solo numeri di protocollo. Per questo mi impegno a coinvolgere l’intero comprensorio per aprire con la Regione una vera e propria vertenza: per restituire al nostro ospedale la dignità e il ruolo che irresponsabilmente gli è stato sottratto. L’impegno è quello di portare l’assistenza sanitaria il più vicino possibile ai cittadini, soprattutto nelle situazioni di emergenza-urgenza quando la tempestività e la qualità dei soccorsi potrebbero fare la differenza, salvando vite. Si pensi all’infarto; all’ictus; al parto. Pertanto, la prima battaglia che tutti, insieme, dobbiamo portare avanti è quella di chiedere investimenti sulle risorse umane e materiali dei nostri presidi territoriali, invece che continuare a procedere a tagli assurdi e indiscriminati che tanti e irreparabili danni hanno determinato e determineranno se non ci sarà un cambio di passo, sulla qualità della vita di molti cittadini. Per noi questo è inaccettabile e intollerabile soprattutto perché riguarda il diritto alla salute. Un diritto costituzionalmente garantito.
Qualcosa però sembra essersi mosso con la nuova struttura ospedaliera
Abbiamo una nuova struttura antisismica inaugurata poco più di un mese fa, è vero. Ma non sappiamo quale sia il programma organizzativo per la sua utilizzazione e non conosciamo neppure quali saranno i tempi per una migliore e più funzionale distribuzione dei servizi. Di quali moderne attrezzature sarà dotato? Su quali e quanti primari potrà contare il presidio? L’area dell’emergenza urgenza sarà funzionale ed autonoma in grado, cioè, di rispondere tempestivamente ed adeguatamente alla gravità delle situazioni che il personale medico si troverà ad affrontare, garantendo un’assistenza ospedaliera di qualità? Sono queste le domande a cui ci impegneremo di dare risposte in Regione. Solo uno scatto di orgoglio e la riscoperta della buona politica fatta di serietà, competenza e onestà, potranno restituire a Sulmona e al territorio tutto, la speranza di occupare, dopo tanto tempo, quel ruolo di valore che gli spetta.
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