Nel dibattito fra l’aprire o chiudere un centro storico di Sulmona alle automobili, c’è sempre una certa dose di feticismo determinista da entrambe le parti. Come se una soluzione o l’altra potesse risollevare le sorti di un pezzo di città per mille ragioni cambiato. Questo non vuol dire che il centro storico perde d’importanza in una città o in un paese, ma più semplicemente che muta il suo scopo diventando qualcos’altro. Questo altro però, è tutto da inventare ed è in questa logica che s’inserisce l’iniziativa a Popoli del Libraio di Notte, Paolo Fiorucci. Fiorucci, popolese di adozione è un Don Chisciotte dei tempi moderni coraggioso al punto di aprire l’unica attività produttiva nel centro storico di Popoli in via di spopolamento. Il colpo di grazia, a Popoli come un po’ ovunque nel Centro Abruzzo l’ha dato il terremoto, quello del 2009, ma anche quello più recente del Centro Italia.
Gli abitanti a poco a poco sono andati altrove, in periferia o fuori città, le attività hanno chiuso e il centro storico, un po’ come gli anziani quando diventano “un peso” è stato parzialmente abbandonato. Solo che a differenza degli anziani, un centro storico non lo porti in una casa di riposo e se scegli di non occupartene, quello resta lì, ad invecchiare al tuo pari passo e ti ricorda ogni giorno quanto patrimonio stai sprecando.
Così Fiorucci ha pensato che se un centro storico non può essere ripopolato nelle abitazioni, questo può essere fatto almeno nel vissuto, non fosse altro che gli scorci medievali di gran parte dei centri storici peligni non hanno nulla da invidiare ai più blasonati centri toscani ed umbri. In questo caso è stata la volta di un esperimento sociale che ha a che fare con la neve. “Volevo fare un pupazzo di neve – spiega Fiorucci -, ma non volevo farlo da solo, volevo riempire il centro storico di pupazzi di neve, così ho lanciato la proposta con un evento Facebook per vedere se il ‘Teorema degli eventi Facebook’ – dove a molti partecipanti virtuali corrispondono pochissimi partecipanti reali – sarebbe stato in questo caso disatteso”.
Invece la notizia è stata virale, è cominciata a girare sui gruppi whatsapp e in molti, soprattutto genitori, hanno raccolto la proposta portando i loro figli ai piedi della scalinata della Chiesa della Santissima Trinità, dove grandi e piccini si sono ritrovati alle prese con nasi fatti di carote e palle di neve. “È stato un insegnamento innanzitutto per me che non avevo a che fare con i pupazzi di neve da tanto tempo, ma è stato soprattutto un esperimento sociale riuscito che dimostra ancora una volta che le ‘botteghe’ devono tornare ad essere luoghi d’incontro. Non possiamo aspettare che arrivi l’imprenditore straniero a comprarsi mezzo paese e ad aprire le attività, dobbiamo essere innanzitutto noi abruzzesi a valorizzare i nostri paesi”.
Tornando alla considerazione in principio, la vicenda del Libraio di notte e dei pupazzi di neve collettivi, fa riflettere sul fatto che per un centro storico, un po’ come un contenitore, non è importante se puoi attraversarlo con l’automobile o meno, è importante quello che ci metti dentro e se sei capace di generare curiosità ed entusiasmo nelle persone, se sei capace di farle incontrare, anche nella semplicità di un pupazzo di neve. Quello che serve per far rivivere i paesi e i centri storici, sono le occasioni per stare insieme.
Savino Monterisi
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