E’ un dietrofront quello della Regione Abruzzo che il 7 giugno scorso ha autorizzato, nei fatti, la costruzione del metanodotto Larino-Chieti con tanto di opere annesse e connesse che dovranno servire al suo esercizio. L’opera, di proprietà della Gasdotti Italia, seconda concessionaria in Italia dopo la Snam, ha ricevuto così il via a proseguire con il suo progetto tra l’altro ratificato anche con apposito decreto. Un metanodotto che servirà a mettere in rete i siti di stoccaggio già esistenti con quelli che dovranno essere realizzati, parte, inutile ricordarlo, di tutto l’impianto “hub del gas” che non interessa solo l’Abruzzo, ma l’intera nazione. “Un’opera inutile- commenta Augusto De Sanctis, parte del coordinamento No Hub del Gas Abruzzo- la cui approvazione arriva in un momento in cui il consumo di energia fossile in Abruzzo è diminuito e lo abbiamo provato attraverso i numeri”.
L’unica strada da intraprendere, quindi, resta quella del ricorso, l’ennesimo, dopo quelli presentati contro la centrale di compressione a spinta della Snam prevista in località Case Pente a Sulmona, quest’ultimo in discussione nel gennaio 2019. A favorire l’iter del progetto “è stato anche il cambio al governo- aggiunge De Sanctis-forse si sarebbero dovuti bloccare tutti i decreti in uscita perchè è anche normale che una volta arrivati è necessario del tempo per capire come muoversi”. Certo il colpo di coda della Regione, pero’, non ha eguali, “un errore, perchè non esiste solo la Snam, ma c’è un filo di perle ‘nere’ che si uniscono all’opera del metanodotto Snam”. Ricorso a parte, per tutta la questione “hub o non hub” non resta che aspettare i cenni da parte dei vari ministeri interessati, quello dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente con il ministro Costa che aveva annunciato comunque una revisione dei progetti in base alle nuove esigenze.
Certo, per tutti, comunque, si continuano ad usare le ormai note diciture di “pubblica utilità” o “interesse strategico”, sarebbe utile capire in che senso vista la politica europea che, seppur con qualche freno, spinge verso la riduzione dell’energia fossile. Intanto a rischio ora ci sono chilometri di terreni coltivati nel chietino con ottime varietà di olive e viti che saranno letteralmente spezzate in due, patrimoni da espropriare a tutto svantaggio della piccola economia regionale in favore “solo del proponente” sentenzia De Sanctis.
Simona Pace
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