
Il Tar Abruzzo accoglie il ricorso presentato da Luciano D’Amico, consigliere regionale nonché leader della coalizione Patto Per L’Abruzzo. Proprio per la sua elezione in quel di palazzo dell’Emiciclo D’Amico è stato costretto a rivolgersi al tribunale amministrativo. Il professore dell’Università degli Studi di Teramo, dopo la consultazione regionale del marzo 2024, era stato messo dall’ateneo in aspettativa obbligatoria senza assegni. Nessuna retribuzione, in pratica, per il vertice della coalizione di opposizione.
Una scelta contro la quale D’Amico ha presentato ricorso, sostenendo che l’aspettativa obbligatoria dei professori universitari, disciplinata dalla legge 30 dicembre 2010, n. 240, non è contemplata per il mandato elettorale ricevuto con l’elezione a consigliere regionale.
La sentenza dei togati, infatti, si riallaccia proprio alla norma, che prevede una serie di incompatibilità di posizione e rinvia espressamente, per quanto riguarda il regime dell’aspettativa obbligatoria per situazioni di incompatibilità, all’articolo 13 del d.P.R. 382/1980. L’applicabilità di tale disposizione è stata successivamente riconfermata ad opera della novella legislativa che, ispirandosi ai principi dell’autonomia universitaria, ha riformato l’organizzazione delle università, lo status del personale accademico e il relativo sistema di reclutamento.
Non convince la tesi difensiva dell’Università, la quale sostiene che l’articolo 6, richiamerebbe l’articolo 13 del d.P.R. n. 382 del 1980 esclusivamente per introdurre una deroga all’operatività della peculiare causa di incompatibilità “tra il regime del tempo pieno dei professori universitari e l’esercizio dell’attività libero-professionale”. Una facoltà che, dunque, sarebbe consentita ai professori universitari in regime di tempo determinato, a meno che gli stessi non vengano nominati presidenti della giunta o del consiglio regionali o, in alternativa, componenti della giunta regionale.
Per questi motivi, il collocamento di D’Amico in aspettativa senza assegni è stato disposto erroneamente dall’ateneo teramano, applicando una disciplina legislativa inconferente e inattuale.
“Sono molto contento di questa sentenza. Poter riprendere la docenza, anche se significa un aumento di lavoro in termini di tempo e impegno, significa molto per me – commenta D’Amico -. Dal rapporto diretto con gli studenti ho sempre tratto energia positiva ed entusiasmo. Il confronto con i ragazzi è di grande ispirazione. Loro sono il nostro futuro e poter contribuire, anche in minima parte, alla loro formazione culturale mi onora e mi rende felice”.
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