Mercatino, il miracolo di Natale

Sarà stato il tempo prima minaccioso e poi clemente, la gioia di una manifestazione salvata in extremis. Il sole che scalda gli angoli di una domenica d’inverno,  il centro magicamente interdetto alle auto,  con famiglie e passeggini,  anziani e bambini,  a godersi le antiche pietre restituite, che pure la villetta del “Carmine-lido” sembra avere così un senso.

Sarà che le polemiche questa volta,  almeno a Natale,  non si ha voglia di cavalcarle tanto, nonostante il “la” dato anche da alcuni assessori che i giocattoli cinesi davanti ad Ovidio proprio no. E hanno ragione. Ma una svista ci può anche stare,  soprattutto se il resto, poco ma buono, questa volta è  stato proprio azzeccato.

Daniela con le sue creazioni di carta e sughero,  e poi la salsa e il panettone artigianali, la cioccolata che scalda, l’aglio di casa e i souvenir fatti a mano. Venticinque stand e qualche artista di strada a ricordare che basta poco, a volte, veramente poco.

E quanta gente soprattutto, tanti turisti in coda ai treni storici e al richiamo della montagna d’inverno,  che riempiono soprattutto la zona sud di corso Ovidio che chi se la ricorda così piena di luci e di anime. Non certo i commercianti della zona che sembrano quasi stupiti nello scoprire che “su Marte c’è vita”.

Il mercatino di Natale tenutosi questo fine settimana è stato insomma un successo,  nonostante sia stato allestito in pochi giorni e con pochi mezzi.  C’è un pezzo di cuore e di gusto che traspare e impregna.

Certo il genere, quello dei mercatini, è ormai di quelli che va per la maggiore: quelli già ben avviati di Pacentro (dove, non senza polemiche, si è pagato un ingresso di 3 euro) e quello di Campo di Giove, ne sono un esempio. Ma per Sulmona è stato un esordio, quasi esordio (in realtà era stato fatto un tentativo un po’ goffo negli anni scorsi), da mettere in cassaforte.

“Siamo soddisfatti e soprattutto sono soddisfatti i commercianti del corso Sud che ci hanno creduto e ci hanno finanziati – spiega Rocco D’Andreamatteo, uno degli organizzatori – abbiamo fatto particolare attenzione alle offerte degli stand, rimandando indietro chi non era in linea con la scelta merceologica che volevamo offrire. Anche se qualche (uno) sgarro c’è stato. La risposta è stata oltre le aspettative: ristoranti pieni a pranzo e cena e tanti visitatori”.

C’è la slitta luminosa, i vecchietti con il du’ botte, la musica e i cori, le marionette e i Babbi Natale. “Certo se avessimo avuto più fondi avremmo potuto allestire delle casette in legno più belle – aggiunge D’Andreamatteo – ma con il contributo del Comune, 1.700 euro, abbiamo a mala pena coperto le spese per gli allacci di corrente e il piano sicurezza”.

Ma in fondo va bene così, anzi quelle bancarelle arrangiate con bancali di legno e tavoli del giardino, hanno dato ancora più autenticità all’evento. Perchè la componente psicologica è importante, che sotto Natale tutti ti fregano e non è facile trovare un regalo che non esca dalla catena di montaggio finto-artigianale.

Il vero regalo, per la città, però, è che questa botta di vita arrivi da un gruppo di giovani, le associazioni Meraki e Abruzzo Again, che si è intestardito a fare le questue e le notti insonni, le lunghe file agli sportelli della burocrazia, gli elettricisti e i falegnami. Un patrimonio, questo sì, da alimentare e tutelare. Come quel centro storico, a Sud o a Nord che sia, che con la gente al posto delle auto fa davvero una bella figura. Riempie il cuore e le speranze, altro che il Natale.

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