Mense: gli arredi non deve comprarli il Comune. L’emendamento che sconfessa gli uffici

Non deve essere il Comune ad acquistare gli arredi per le mense scolastiche, non tutti almeno. Dei 39.400 euro previsti nel capitolato già pronto, alla fine sulle spalle della collettività ne saranno caricati appena 5.500.
Il colpo di scena è arrivato ieri con l’emendamento alla variazione di bilancio che andrà in discussione domani in consiglio e firmato dai capigruppo di maggioranza Fabio Pingue e Luigi Santilli. Una manovra di spostamento dei fondi di circa 30mila euro che saranno dirottati su opere di manutenzione della città, ma che soprattutto denota la imbarazzante confusione che gli uffici preposti hanno e hanno avuto sull’apertura (o meglio l’auspicata apertura) del servizio di refezione nelle scuole cittadine.
A sconfessare il capitolato d’appalto già preparato dal quarto settore sono stati a quanto sembra i pareri dei dirigenti del primo e secondo settore che, in sostanza, hanno ammesso che gran parte degli arredi che il Comune si era impegnato ad acquistare e che stava per acquistare, non devono essere caricati al Comune, ma al concessionario, ovvero la Vivenda.
Non si tratta di poca cosa: dei 67 pezzi che il Comune stava per acquistare al fine di ottenere le autorizzazioni sanitarie necessarie per aprire le mense, infatti, solo 5 sarebbero di competenza di palazzo San Francesco, ovvero i lavatoi armadiati ad una vasca dal valore di 1.100 euro ciascuno. Il resto (9 tavoli armadiati, 2 tavoli con ripiani, 7 armadi stoviglie, 20 armadi spogliatoi, 9 armadi per la pulizia e 15 carrelli) sono a quanto stabilito dai pareri degli altri dirigenti, in carico al concessionario che, appena l’altro giorno, aveva tenuto a sottolineare come la gara d’appalto non prevedesse da parte loro l’acquisto degli arredi richiesti.
A questo punto o la Vivenda accetta di acquistare quanto necessario per l’apertura delle mense (e si spera in tempi celeri) o si rischia di aprire un contenzioso dal quale si uscirà non si sa quando. Con tutto quello che questo comporta per i lavoratori e soprattutto per le migliaia di studenti e famiglie che attendono già da due settimane l’attivazione del servizio.
Una cosa è certa: se chi ha preparato il capitolato, ovvero il quarto settore, avesse capito subito che il materiale da acquistare non era così impegnativo da parte del Comune, tanto da richiedere una variazione di bilancio, il servizio mensa, forse, sarebbe potuto partire ad ottobre come previsto, tanto più che la stessa Vivenda, già a luglio, si era offerta di anticipare l’acquisto degli arredi necessari ad ottenere l’autorizzazione sanitaria.

1 Commento su "Mense: gli arredi non deve comprarli il Comune. L’emendamento che sconfessa gli uffici"

  1. bene ,ma il dirigente del quarto settore cosa deve ancora fare per dimostrare la sua incapacita’,insufficienza,inettitudine,pressapochismo,approssimazione possibile che in ogni determina,in qualsiasi materia sbaglia,la ngligenza ,non e’ piu’ tooerata,punita dalle attuali disposizioni…i Cittadini segnalano,protestano… le Autorita’ di controllo hanno il preciso obbligo,dovere di intervenire,o no?

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