Mensa fai da te anche alla Masciangioli-Capograssi. Genitori: “Siamo molto arrabbiati”

Anche alla Masciangioli-Capograssi gli studenti si apparecchieranno la tavola da soli. E’ quanto ha deciso ieri il consiglio d’istituto della scuola dopo aver preso atto del sondaggio con cui la dirigente Domenica Pagano ha chiesto alle famiglie come ovviare al disservizio della mensa. Ennesimo capitolo di una storia antica a Sulmona.

Oltre il 70% dei genitori interessati, ha infatti optato per la terza delle soluzioni prospettate, ovvero lezioni dal lunedì al venerdì e pasto portato da casa. Le altre due prevedevano una la frequentazione dal lunedì al sabato senza rientri ma con recupero, sempre di sabato, dopo l’avvio del doposcuola e l’altra lezioni dal lunedì al sabato la mattina con due rientri settimanali e pranzo al sacco.

Ad incidere sulla scelta plebiscitaria dei genitori è stata l’ipotesi di continuare le lezioni anche il sabato, giornata che anche alle medie si sta cercando di rendere libera e, soprattutto, l’idea di dover stare ancora a lungo senza la scuola pomeridiana. La scelta del tempo pieno, in particolare, colpisce le famiglie che hanno entrambi i genitori lavoratori e che con grande fatica stanno affrontando questo avvio di anno scolastico.

Se la mensa fai da te partirà alle primarie Lombardo-Radice-Di Stefano e alle medie Serafini-Ovidio da lunedì prossimo, però, alla Masciangioli-Capograssi bisognerà aspettare ancora qualche giorno. Il consiglio di istituto si è infatti dato come obiettivo quello di approvare il prossimo primo ottobre un nuovo regolamento (che l’altra scuola ha già) che disciplini il pic-nic in classe a partire dalla settimana successiva. “La deroga sarà concessa solo per il tempo necessario per la partenza del servizio pubblico – spiega Alessandro Ciuffini, presidente del consiglio d’istituto – dopo di che, a differenza di quanto previsto nell’altro istituto cittadino, bisognerà per forza servirsi della mensa. Sperando che parta presto”.

Alle famiglie saranno date anche indicazioni sui cibi da portare o meno in classe, evitando, ovviamente, quelli deteriorabili, in quanto la “schiscetta” o il panino, non potranno essere consegnati durante gli orari di lezione, ma dovranno essere già nello zaino dei ragazzi quando si entra.

“Per genitori, studenti e personale scolastico è una grande responsabilità e un grande disagio – continua Ciuffini – come genitori siamo molto arrabbiati per quello che sta accadendo e che, in verità, si verifica quasi ogni anno. Il servizio mensa è parte della formazione dei ragazzi, oltre ad essere un fondamentale aiuto per la gestione familiare. Ci auguriamo che il disagio non si prolunghi a lungo o saremo costretti a passare alla protesta. Sia chiaro che noi stiamo ovviando ad un problema che è del Comune”.

L’ottimismo, nonostante le rassicurazioni del sindaco Di Piero, sarà bene moderarlo però, perché ad oggi la ditta appaltatrice, la Ri.Ca. di Somma Vesuviana, non ha ancora un centro cottura autorizzato e di conseguenza non ha ancora firmato il contratto con il Comune.

E’ possibile e probabile, insomma, che il servizio di refezione scolastica, quella pubblica, non partirà prima di diverse settimane, c’è chi ipotizza anche mesi.

Con i bambini delle materne che saranno costretti comunque alla mezza giornata e i più grandi al pranzo al sacco.

5 Commenti su "Mensa fai da te anche alla Masciangioli-Capograssi. Genitori: “Siamo molto arrabbiati”"

  1. LA PALADINA NON PARLA | 25 Settembre 2024 at 00:47 | Rispondi

    sarebbe interessante conoscere il parere della “paladina della giustizia” Nannarone visto che lo scorso anno fece annullare la gara d’appalto per il famoso decreto regio. Questa città per le vendette giustizialiste personalistiche e le battaglie a personam della Nannarone vede sempre di più noi genitori inascoltati e alle prese con i ritardi su un servizio di primaria importanza. GRAZIE PALADINA DELLA GIUSTIZIA ( a fasi alterne )

  2. … forse i suoi “ strali “ li dovrebbe rivolgere a qualcun altro… se uno sbaglia la gara d’appalto la colpa adesso diventa di chi lo porta in evidenza?

    Semmai le colpe sono da ricercare anche nelle NORME cervellotiche vigenti, che non permettono di inserire la clausola del non già “ possesso “ di un Centro di Cottura Autorizzato “ sul territorio, requisito fondamentale per partecipare alla gara, ma bensì l’impegno a possederne la disponibilità al momento della firma della stipola del contratto.
    Nel merito posto cosa prevede l’orientamento giurisprudenziale prevalente :

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  3. Il “centro di cottura” nell’affidamento del servizio di ristorazione scolastica ha da sempre assunto aspetti alquanto problematici, evidenziati tanto dalla giurisprudenza, più volte chiamata a pronunciarsi sulla natura del requisito di partecipazione o di esecuzione, quanto da ANAC, a fronte di istanze di parere di precontenzioso ex art. 211, co. 1, del d.lgs. 50/2016.

    Si contrappongono di fatto due aspetti, quello di garanzia della tutela della concorrenza, della non discriminazione e della parità di trattamento, compromessa nel momento in cui si preveda tra i requisiti di partecipazione il possesso del centro di cottura in un dato territorio, e dall’altro una qualità dei pasti che può essere riconosciuta se preparati ad una adeguata distanza rispetto al luogo di somministrazione degli stessi, aspetto che normalmente incide in modo rilevante nella predisposizione del progetto tecnico.

    Contraria ai sopra indicati principi è la previsione nella documentazione di gara, tra i requisiti di partecipazione, del “possesso” di un locale destinato a centro di cottura entro limiti specifici territoriali, proprio perché ciò comporterebbe una evidente limitazione degli operatori economici in grado di partecipare.

    L’orientamento giurisprudenziale prevalente è infatti quello di ritenere illegittime quelle clausole che richiedono la dimostrazione del possesso, in sede di presentazione dell’offerta, del centro di cottura, essendo riconducibile la disponibilità del citato locale ad un requisito di esecuzione da definire nel capitolato speciale descritto e prestazionale. Non si tratta di clausole affette da nullità, bensì viziate sotto il profilo dell’annullabilità, come recentemente affermato dal TAR Napoli, nella sentenza 24.11.2020 n. 5499.

    La documentazione di gara deve quindi prevedere la disponibilità di un centro di cottura con caratteristiche specifiche per la produzione di un numero di pasti adeguato alle effettive esigenze dell’Amministrazione tra i requisiti di esecuzione, quale locale che dovrà essere nella effettiva disponibilità dell’operatore aggiudicatario prima della stipula del contratto/consegna del servizio.

    In sede di presentazione dell’offerta è opportuno richiedere ai soggetti partecipanti una dichiarazione di “impegno a garantire la disponibilità del centro di cottura in caso di aggiudicazione del servizio”, una disponibilità che secondo la giurisprudenza del Consiglio di Stato deve essere assicurata per tutta la durata del contratto.

  4. Come mai è stato dato punteggio pieno per la vicinanza del centro cottura? E perché quest’ultimo non è ancora disponibile visto che doveva essere acquisito tempestivamente all’atto dell’aggiudicazione come da indicazioni del disciplinare di gara? E poi non dimentichiamoci delle certificazioni richieste come la 9001. Vogliamo risposte. Imbarazzante come nessun politico si interroghi sulla questione. Buona la pasta cotta alle 7 di mattina e mangiata alle 1330. La Asl cosa ne pensa? A cosa serve redigere delle linee guida regionali con tanto di nomi di medici in prima pagina se poi non vengono seguite?

  5. Purtroppo c’e’ chi chiacchiera, urla , si vendica e chi si trova nel bel mezzo del problema
    Ma il famoso cavillo del regio decreto non era ricompreso anche in tutte le altre gara esperite
    Perche’ si è fatto valere solo per questa

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