Non ci sono quattrocento metri che tengano il cane, né una sgranchita di gambe che non si possa fare davanti casa. Il bambino, secondo l’ultima interpretazione del Viminale, un po’ si può far uscire e insomma le raccomandazioni a restare a casa restano valide fino al 13 aprile, ma solo quelle del governo. Oggi e domani compresi, quando in teoria e solo in teoria saranno ancora in vigore, ma inefficaci, le ordinanze restrittive adottate dai sindaci. Quelle che nessun sindaco ha avuto la faccia di ritirare e annullare, ma che, nei fatti, nessuno ha applicato e nessuno poteva applicare. E per non fare confusione il comando della polizia municipale di Sulmona ha affisso in bacheca, sottolineato, l’articolo 3 al comma 2 del decreto del 25 marzo scorso che recita come “I Sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l’emergenza in contrasto con le misure statali”.
Al tempo di maschere e mascherine, in fondo, non si fa molto caso a queste figuracce malcelate che, in vero, alcuni amministratori del nostro territorio stanno collezionando una dietro l’altra.
Che dire, ad esempio, degli inutili e inutilizzabili test rapidi per i quali la sindaca di Prezza e consigliera regionale Marianna Scoccia ha speso ben 11mila euro, quasi il 30% in più cioè di quanto le è stato assegnato dal governo per sfamare i suoi cittadini bisognosi (7,5mila euro). Dopo la diffida, che ha oscurato in un baleno il “vado avanti anche se vengono i carabinieri”, ieri la Scoccia nella seduta del consiglio regionale si è presa ancora sberle dal suo presidente Marco Marsilio e dall’assessore regionale Nicoletta Verì, che hanno ribadito che i test rapidi, quelli sierologici, per il momento, producono il 70% di falsi negativi e sono dannosi per il contenimento del contagio.
Nella stessa seduta, quella di ieri, poi, altri ceffoni, e non solo alla Scoccia: con il presidente Marsilio che ha detto, senza citarlo ma riferendosi al caso di Sulmona, di non tollerare polemiche per il ricovero dei malati negli ospedali “per difendere piccoli orticelli elettorali, guerre di campanile, con l’arrivo di carabinieri in ospedale a fermare le ambulanze”. E nulla ha potuto la timida replica della Scoccia che ha spiegato che nessuno si è sdraiato davanti alle ambulanze e che quel che il territorio chiedeva e chiede è, giustamente, solo un po’ di sicurezza e garanzia per chi all’Annunziata lavora.
Infine, ma non ultima, la sceneggiata del San Raffaele, con la sindaca di Sulmona che scrive e riscrive, diffida e lancia ultimatum, senza ottenere risposte, né un cordone sanitario e precauzioni che, sostiene, nessuno ha adottato. Preoccupata e adirata appare la sindaca, alla quale andrebbe solo ricordato che è lei l’autorità sanitaria sul territorio e che se volesse potrebbe requisire la struttura anche stamattina visti i gravi pericoli per l’incolumità pubblica. Non lo farà, ovviamente, e probabilmente a ragione, perché il potente Angelucci, con cui meno di un anno fa disegnava voli pindarici e grandi progetti, insieme alla Scoccia, Marsilio e Verì, non glielo perdonerebbe, lasciando la città dopo l’emergenza con un pugno di mosche e di nuovi disoccupati.
Le ultime coraggiose righe sono le piu interessanti! chapeau!
Cara casini, non abbia paura che senza sovvenzioni e posti letto pubblici durano una settimana!
Si facciano i dovuti controlli, si verifichi tutto dai rifornimenti ai contratti!
e si facciano pagare i colpevoli!
Non si preoccupi che dopo la rovina a cui in questi anni l’hanno portata i grandi manager, se la ricomprano a due lire insieme a tutti i temuti disoccupati!
E’ un cagnolino al guinzaglio.
una ballerina!’!!
Ma non era tutto a posto?
comunque i politici con la maschera stanno decisamente meglio, visto le facce da c… che hanno.
Il grande Alessandro Manzoni avrebbe chiamato questi politici: azzecarbugli.