Mansioni superiori, prima stangata per Cogesa

Arrivano le prime stangate da parte del tribunale del Lavoro di Sulmona nei confronti di Cogesa in relazione alle vertenze sindacali aperte da 54 dipendenti della società. E, a dirla tutta, non poteva essere altrimenti, visto che in questa occasione, come denunciato già dalla nostra testata, la partecipata non si è costituita neanche in giudizio.

Insomma per i due dipendenti che hanno fatto causa a Cogesa è stata una passeggiata su tappeto rosso, con il riconoscimento non solo dei salari aggiuntivi dovuti per le mansioni superiori svolte, ma anche con l’ordine di inquadramento nel ruolo ricoperto.

Il Cogesa, insomma, per questi due dipendenti dovrà sborsare oltre 100mila euro di arretrati e, d’ora in poi, mettere in bilancio un salario congruo e una posizione corretta al ruolo svolto.

In particolare le prime due sentenze dopo che il caso delle vertenze è arrivato all’ordine del giorno dell’assemblea dei soci, riconoscono circa 70mila euro ad una amministrativa e circa 35mila euro ad un operaio del Tmb.

La dipendente amministrativa, in particolare, rappresentata dall’avvocato Carlo Izzi, secondo il giudice del tribunale di Sulmona ha svolto per otto anni un ruolo apicale da settimo livello, pur essendo stata assunta e inquadrata con un quarto livello. Una “anomalia” che va avanti dal 2017, anno in cui l’allora governance riorganizzò l’organigramma assegnando alla dipendente compiti che non le spettavano. Le richieste di riconoscimento di mansioni superiori, però, sono state ignorate negli anni e nel 2023 la dipendente ha deciso di rivolgersi al tribunale.

Un periodo più breve di mansioni superiori è invece quello reclamato dall’operaio del Tmb, inquadrato come secondo livello e impiegato con mansioni di quarto livello. Anche per lui soldi e “nuova” assunzione.

Il rischio, concreto, è che sia solo l’inizio di una Caporetto: le 54 vertenze (oggi 52) in corso, potrebbero costare a Cogesa milioni di euro di risarcimento, almeno 1 milione era stato calcolato l’estate scorsa quando l’amministratore unico Nicola Sposetti presentò all’assemblea un’ipotesi di transazioni bonarie per 17 posizioni, da chiudere a zero, ovvero senza risarcimento, ma con il riconoscimento dello scatto di livello. Ipotesi scartata dall’assemblea che chiese alla governance un quadro complessivo su tutte le vertenze in atto.

“Ritengo di poter arrivare a chiusura bonaria fino a 25 posizioni – commenta Sposetti – tutte ad esborso zero, ovvero con il solo scatto di livello. Ma sono i sindaci che non hanno voluto. Ci tengo a precisare che queste vertenze risalgono nel tempo, tutte a partire dal 2017”.

Intanto, in questi giorni, Sposetti ha se non altro messo le mani avanti e ha affidato quattro incarichi legali per risolvere alcune vertenze aperte: “Dopo la segnalazione de Il Germe – spiega – ho chiesto una relazione dettagliata sui processi aperti e ora ci difenderemo in udienza”.

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