Si è tenuto oggi un incontro fra la direzione dello stabilimento Magneti Marelli Sistemi Sospensioni di Sulmona e le rappresentanze sindacali di Fim, Uilm E Uglm assistite dalle proprie segreterie territoriali. Secondo i tre sindacati: “L’azienda ha ampiamente illustrato la situazione generale relativa al proprio specifico settore business, riconfermando il ruolo fondamentale dello Stabilimento di Sulmona nell’ambito dell’attuale assetto industriale”. Magneti Marelli è stata venduta da Fca al colosso giapponese della componentistica Calsonic Kansei e certi segnali generali avvenuti dopo la cessione non fanno ben presagire.
Ad ogni modo nell’incontro sono state ribadite le intenzioni di investimento dell’azienda, con interventi principali che riportano in modo prevalente alla lavorazione del Ducato, B Suv, per complessivi 4.5 milioni di euro per l’anno 2018, circa 7 per il 2019 ed ha confermato investimenti di circa 1.7 milioni di euro per l’anno 2020. Inoltre per evitare blocchi agli impianti saranno previste specifiche manutenzioni per un innalzamento del ciclo produttivo, mentre sono stati riconfermati i 30 lavoratori interinali ai quali si aggiungeranno presto altri 10 lavoratori.
Per quanto riguarda la turnazione, per soddisfare le richieste di Sevel che ad ottobre passerà dai 15 ai 17 turni, lo stabilimento sulmonese passerà dai 17 turni più quello opzionale dello straordinario a 18 turni fissi mentre per la manutenzione e per gli addetti ai mozzi, fusi, lastratura assali, lavorazione disco posteriore, Tool Room e all’impianto di verniciatura Cataforesi si passerà a 20 turni settimanali. L’azienda, fanno sapere i sindacati, si è resa disponibile ad esaminare turnazioni differenti rispetto a quelle attualmente stabilite.
La Fiom Cgil dal canto suo fa notare che l’azienda va ad aumentare la turnazione semplicemente per coprire le carenze degli impianti, senza considerare che aumentando la turnazione si avranno meno opportunità di effettuare una manutenzione programmata, con possibili ricadute sulla produzione stessa. Sugli investimenti poi il sindacato resta scettico perché a suo modo di vedere, ben pochi soldi sono andati a migliorare gli impianti di lavorazione, il grosso si è concentrato sull’automazione e sulle strutture non produttive come il capannone. Sei anni fa, ricorda la Fiom, lo stabilimento lavorava a 15 turni esattamente come Sevel e non c’erano mai problemi per coprire le richieste dello stabilimento della Val di Sangro. In questi anni si è smesso di fare seriamente la manutenzione e gli investimenti produttivi, cosicché ora per poter ottenere una produzione congrua alle richieste, si deve chiedere un maggiore sacrificio ai lavoratori.
Savino Monterisi
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