La mafia esiste, anche in Abruzzo. Lo ha ribadito il tribunale amministrativo regionale di Pescara che ieri ha pubblicato la sentenza con la quale definitivamente respinge nel merito, dopo aver rifiutato la richiesta di sospensiva a gennaio scorso, il ricorso presentato da un’azienda agricola di Lucoli contro il provvedimento con cui il prefetto di Pescara aveva interdetto per motivi di mafia la stessa azienda ad accedere ai finanziamenti europei dei Pac erogati da Agea.
A far scattare il provvedimento interdittivo nel 2022 erano state le informative rimesse dal comando provinciale dei carabinieri dell’Aquila, della Dia di Napoli e della Guardia di Finanza di San Donà di Piave, per le frequentazioni e i collegamenti e a volte anche legami di parentela, tra soci ed ex soci con personaggi legati alla mafia garganica, alla ‘ndrangheta, alla camorra e alla criminalità organizzata foggiana.
Ad incastrare i “pastori virtuali” anche alcune intercettazioni telefoniche, dalle quali sarebbero emerse azioni tese a conseguire fraudolentemente contributi europei, anche tramite false fatturazioni per la realizzazione di un impianto di biogas.
“In conclusione, i descritti collegamenti tra società e tra i soci e appartenenti a organizzazioni criminali – scrivono i giudici – deporrebbero per la forte probabilità di una permeabilità di fatto della ricorrente a decisioni e obiettivi riconducibili alla criminalità organizzata”.
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