Oggi si andrà in consiglio, l’ultimo dell’anno e forse anche della sindacatura Di Piero, con l’incognita di come andrà a finire e la consapevolezza di come è finita. Perché al di là dei tempi e dei modi, una cosa è certa: l’esperienza di Liberamente Sulmona si è esaurita nei numeri e rischia di esaurirsi anche nella dignità.
Da venticinque anni, ormai, si assiste in città alla fine “violenta” delle consiliature che, fatta eccezione della sindaca Casini, hanno visto protagonista dello scioglimento dei consigli l’ufficio del segretario generale dove si depositano le firme di dimissioni.
E’ l’epilogo e la causa del male da cui è affetta Sulmona ormai da tempo: l’assenza della politica, marginalizzata troppo spesso a scontro e invettiva personale.
Anche in questa crisi, arrivata all’antivigilia di Natale con il ritorno in opposizione di Gianluca Petrella, ma segnata già da tempo, dall’inizio, da uno scontro personale a cui nessuno ha lavorato per sanare e che anzi è stato acuito e infiammato fino alla degenerazione, all’offesa personale.
L’ultimo comunicato stampa firmato dai gruppi di maggioranza (che maggioranza non è più) ne è l’esempio più fulgido: anziché proporre strade e ipotizzare nuovi patti per la città, i sette consiglieri di Liberamente Sulmona hanno pensato bene di attaccare con violenza e sul piano personale chi oggi siede in minoranza. Attacchi che di politico non hanno nulla, che entrano nella vita personale e familiare dei coinvolti, che degradano a chiacchiera, anzi a rissa da bar il confronto pubblico. Come certifica d’altronde il post dell’assessore Ciufelli che ha pubblicato una lingua di cactus sul suo profilo social paragonandolo a chi “parla, parla e non vuole bene a Sulmona”.
Nulla ha fatto poi il sindaco Di Piero che, di fronte ai numeri venuti meno, non ha proposto e lanciato ipotesi di nuove o ritrovate alleanze: che fossero un’apertura ai civici, al centrodestra o un richiamo alle origini dei consiglieri fuoriusciti. Limitandosi a dire che lui non si dimetterà e che attende di essere sfiduciato.
Un tentativo un po’ più politico lo hanno tentato ieri i segretari provinciali del Pd e di Sinistra Italiana che, però, anziché presentarsi con una proposta, sono andati ad ammonire la ex Teresa Nannarone a non firmare le sue dimissioni. Come se negli ultimi tre anni non fosse successo niente, con la sola sicumera della “causa di sinistra”, che di per sé dovrebbe bastare ad azzittire tutti gli allarmi lanciati (dal caso delle mense, a quello degli abusi edilizi).
Senza la mediazione della politica, così, il sindaco Di Piero è e resta senza numeri e senza maggioranza. E questo, salvo improbabili capriole, è un dato di fatto che resta e resterà tale e che porterà inevitabilmente alla conclusione anticipata della sua sindacatura. Resta solo da capire come e quando.
Il meccanismo della sfiducia, per quanto giuridicamente ammesso e previsto (dall’art. 52 del Tuel), richiede tempi abbastanza lunghi: una mozione motivata, innanzitutto, firmata da due quinti dei consiglieri e, soprattutto, fino a 30 giorni per portarlo alla discussione a cui se ne potrebbero aggiungere un’altra ventina per arrivare al voto. A conti fatti l’iter politico di discussione della crisi, potrebbe facilmente sforare i tempi previsti per lo scioglimento del consiglio al fine di votare a giugno, il che prefigurerebbe un periodo di reggenza commissariale di oltre un anno.
Che è poi lo stesso motivo per il quale non è auspicabile far cadere l’amministrazione con il bilancio (i cui termini sono stati prorogati, al momento, a fine febbraio).
Sulla strada di palazzo San Francesco si intravede, insomma, ancora una volta il vicolo cieco delle dimissioni in blocco che, però, non convince tutti gli interessati. Tra questi Vittorio Masci, il compagno, anzi “camerata” di paranza, sulla cui fedeltà alla causa politica gli stessi Fratelli (d’Italia) devono avere qualche dubbio, visto che con un comunicato a firma del provinciale Claudio Gregori, hanno detto che è “giunto il momento di porre fine a questa esperienza di governo”. Come dire: il partito ha deciso.
A meno che la politica non esca definitivamente e formalmente dal Palazzo: tutti senza simboli e senza bandiere, in una sorta di governo di salute pubblica, di “volemose bene”, a festeggiare l’anno che verrà. Anche se il bene non è esattamente il sentimento che si respira a Palazzo.
Concordo…..però concordo anche con chi entra nel personale !
Perché in fin dei conti poi la politica la fanno le persone ….e se la loro indole non è certo la coerenza e l’altruismo allora e’ giusto che siano evidenziati.
E a ben vedere l’ultima elezione e’ stata proprio una scelta di persone…..o meglio si è scelto quale persone non sono poi credibili .
Di Piero vinse per questi motivi …..e rivincerà’ anche se adesso sarà sfiduciato !
Forza sulmona
Quello che mi fa rabbia che a determinare le sorti della mia citta siano “persone” ( consigliere comunale e rappresentate provinciale di partito ) che non ho mai visto o sentito per Sulmona .
Si può essere offesi in tanti modi in politica, e sul sindaco Di Piero mi é capitato di leggere su testate varie, articoli non esattamente “teneri”, anche sul piano personale,
si può offendere una città mortificandone continuamente la dignità e la storia, con scelte che nulla hanno a che vedere con il “bene comune”,
con la propaganda si può offendere anche l’intelligenza delle persone, che però spesso dimostrano di avere memoria breve e dimenticare tutto quel che in passato è stato fatto o NON è stato fatto per la città,
continuando a credere al nuovo-vecchio che costantemente si ripropone,
si può, in qualche misura, anche offendere gli elettori che, avendo votato convintamente storici rappresentati di un partito, si ritrovano ad assistere a tutt’altra realtà,
possono offendere anche illazioni continue su fatti e circostanze…
Su questo bisognerebbe imparare dalla destra: si fanno una guerra feroce, ma poi mai nulla appare…
Solo grandi abbracci e sorrisi a favore di telecamera…
E purtroppo ormai il vero, va sempre meno di moda…
Infatti questa analisi “omette” il ruolo che ha avuto certa stampa e certa opinione pubblica nel fomentare le divisioni alimentare i complotti e le
Illazioni buttare benzina sul fuoco fiancheggiare una parte a scapito dell’altra, esaltare ai limiti dell’epica alicne gesta e ridicolizzarne altre. poi la stampa fa la stampa e certo
Non fa la politica però se si descrive un clima la citazione a chi ha dato il
Suo contributo a crearlo è d’obbligo
A destra conta solo il partito…
Basta considerare quel che hanno fatto a Teramo con il Premio intitolato a Ivan Graziani.
Beh diciamo che sul piano dell’offesa personale del rancore e della politica dell’illazione del sospetto non è che dalla opposizione possono lamentarsi.., anzi sono gli antesignani di questo scadimento della politica
Finalmente una analisi esaustiva della situazione politico-amministrativa venutasi a creare in questa sciagurata città.
L’assenza della politica che il sindaco ha pensato bene di coltivare assiduamente giorno dopo giorno – dividendo e aizzando gli uni contro gli altri – è la sola unica causa di questa ennesima crisi.
Il PD cittadino con in testa il suo capogruppo in Consiglio, disastroso suggeritore del primo cittadino, non pervenuto ormai da due anni.
La fine di questa esperienza è una liberazione.
Facile guardare solo dove si vuole e dove conviene.
La sua analisi è a tratti corretta ma manca di una parte quella che riguarda quelli che tradendo il mandato ricevuto sono passati dalla maggioranza alla minoranza.
Alcuni appena le loro ambizioni poltroniere non sono state soddisfatte. Perché facile parlare dei poltronifici altrui dimenticando i propri. E ci sono fatti inconfutabili come per esempio le provinciali immediatamente successive alle comunali.
E lì è iniziato un lavorio a sfiancare indebolire la maggioranza, la propria.
E perché sorvolare sugli atteggiamenti sugli attacchi sulle polemiche sulle illazioni personali frutto di rancori di antipatie che con la politica nulla hanno a che fare e soprattutto nulla hanno a che fare con il bene della città.
Questo fallimento è collettivo di una colazione unita contro qualcuno e non per qualcosa unita dalle ambizioni che una volta insoddisfatte l’hanno frantumata. Da questa esperienza nessuno della maggioranza ne esce indenne politicamente e personalmente perché al di là di quello che emergeva di facciata c’era un sottobosco a dir poco vergognoso nessuno escluso.
Ora vediamo con che faccia si ripresentano nel caso si andasse a votare. Perché purtroppo di passi indietro dai propri rancori per cercare di far tornare la politica con la P maiuscola non ne vedo traccia
Guarda caso solo la Casini,”supportata” dal solito Andrea Gerosolimo,è arrivata a fine mandato,pur avendo fatto un bel nulla per la città e anzi accuratamente evitato di affrontare e tantomeno risolvere i problemi.Ma forse era questo che si voleva da lei.Meditate gente,meditate.
Mi meraviglio che ti meravigli
Con le dimissioni in blocco dei consiglieri a Pasqua invece delle Madonna faranno correre Andrea Gerosolimo.