L’ultima notizia: chiude anche l’edicola Capograssi

La mattina la sveglia era alle 5:30. Mai un’alba saltata in ventisei anni di attività per Renatino Veneziale, l’edicolante di ponte Capograssi che da ieri, con il nuovo anno, ha abbassato la saracinesca. L’ennesima edicola che chiude i battenti, che abbandona il campo. Una inesorabile decimazione che va avanti da qualche anno ormai, arginata solo in parte durante la pandemia, quando quel servizio essenziale era tornato a popolarsi: ora d’aria durante il coprifuoco e luogo di socialità per una comunità che la socialità se l’era vista strappare a forza di Dpcm.

Ad aprile era toccato all’edicola di via Costanza e ancor prima, per morte dei proprietari, a quella di piazza Garibaldi e a quella di piazza XX settembre. Luoghi della memoria e dell’identità che sono rimasti vuoti e che vuoti, molto probabilmente resteranno. Non è bastato il dimezzamento del canone (o meglio del coefficiente) deciso a marzo scorso dall’amministrazione Di Piero, tanto più che con le nuove regole vengono richiesti costi aggiuntivi come la fidejussione e il canone di trasporto (45 euro a settimana). Che già gli incassi, per questi presidi di informazione, non sono esorbitanti, anche per Renatino che pure aveva una delle piazze più frequentate.

“E’ più una missione che un lavoro – spiega Veneziale – la mia edicola faceva buoni incassi, ma il lavoro che c’è dietro è molto sacrificato: non esistono vacanze, domeniche, ferie”.

Renatino si era trasferito da Carovilli, dove gestiva un bar, per sposarsi con una sua compaesana che viveva a Sulmona: avevano deciso di rilevare l’edicola nel 1997, ma dopo due anni la moglie venne assunta, lasciando solo a lui l’incombenza della gestione. “Tenere aperta un’edicola da soli è davvero faticoso – spiega Renatino – non è consentito ammalarsi o riposarsi. Tant’è che negli ultimi anni avevo deciso di aprire solo la mattina”.

Quelle lamiere tra il ponte e la statua di Capograssi, però, erano diventate per lui e per i suoi clienti un luogo di vita, di comunità: nelle giornate di sole era facile vedere gente ballare il liscio sul marciapiede con Renatino che suonava l’organetto e qualche anziano che lo accompagnava con altri strumenti.

“Sulmona mi ha accolto come un figlio – racconta l’edicolante – in questi ultimi giorni ho visto clienti piangere alla notizia della chiusura. Quello che mi mancherà di più sono i rapporti umani, la stima, l’amicizia. Ho deciso però di andare in pensione, perché è un lavoro troppo sacrificato a fronte di guadagni modesti. I giornali non si vendono quasi più e si venderanno sempre meno, perché i giovani non li acquistano. E non è colpa di internet e dei telefonini: prima gli studenti compravano almeno la Gazzetta dello Sport, oggi non sono proprio più interessati ad informarsi, più che a leggere”.

Con la chiusura dell’edicola di ponte Capograssi a Sulmona restano ormai solo sei edicole: a piazza San Francesco, piazza Carmine, piazza Tresca, stazione, via Costanza e via Cornacchiola; ma almeno un paio di queste probabilmente chiuderanno a breve. Anche loro andranno in pensione come Renatino.

I progetti per trasformare questi chioschi in punti di erogazione di servizi (turistici e non solo) sono rimasti nel cassetto del Comune. E il mercato, spietato, non ha concesso attenuanti: le edicole sono già sparite nei paesi, ora stanno scomparendo anche nei centri più grandi. Tremila negli ultimi anni, che al mattino non sveglieranno più all’alba la città.

8 Commenti su "L’ultima notizia: chiude anche l’edicola Capograssi"

  1. Segnalo questo articolo ben fatto, dal titolo “CHIUDONO LE EDICOLE IN ITALIA: MA IL FENOMENO INTERESSA A QUALCUNO?”
    https://glicineassociazione.com/chiudono-le-edicole-in-italia/

    Vi è un’analisi perfetta (e condivisibile) del fenomeno che non riguarda solo Sulmona ma l’Italia intera.
    In generale, oltre alla tecnologia (siamo nell’era digitale e ti leggi le notizie che t’interessano direttamente dal cellulare, spesso gratuitamente) incide un generale abbassamento culturale. Nelle classifiche europee l’Italia è ultima nella lettura di libri e oramai (proprio come avviene nelle redazioni dei giornali, incluso, ahimè, “Il Germe”) si vuol far intendere di essere acculturati semplicemente spiaccicando un po’ di inglisc a destra e a manca.
    In definitiva, la crisi delle edicole segue a cascata la crisi dell’editoria e, ancor più, il generale decadimento culturale (oltre che demografico) della popolazione.

  2. La digitalizzazione ….il grande inganno!
    Leggete il capitalismo della sorveglianza ….e capirete che queste regole imposte indirettamente dagli USA sono una rovina .
    Ormai siamo stati resi schiavi di proposito dei telefonini ….che si producono non di certo in Italia come quasi tutta la totalità dei software per farli funzionare .
    In Europa Stiamo vivendo un secondo medioevo culturale e non ce ne rendiamo conto .

  3. Beh…nessuna novità purtroppo.Sono edicolante vicino al parco di MONZA dal ’91 e sono certo che questo e’ un mestiere destinato a sparire,non solo perché nessuno legge piu’ nulla,lavoriamo anche con l’anticommercio,mancanza di rifornimenti,mai una innovazione, ripetizioni eterne di enciclopedie riciclate….mai un aiuto da nessuno.A 61 anni sono ben intenzionato di chiudere assolutamente,i quotidiani alle 07.00 sono già vecchi ma poco interessa a nessuno.Auguri a tutti .

  4. già con il fatto che tutti qui lo leggiamo e lo commentiamo diamo una spiegazione al problema

  5. Le edicole fanno parte di un epoca finita e spariranno come i negozi di musicassette e CD.

  6. Ing. Carlo Maria Speranza | 2 Gennaio 2025 at 14:01 | Rispondi

    In via del tutto preliminare devo ringraziare Renato per la gentilezza dei modi e dei comportamenti che lo hanno caratterizzato per tutti questi anni.
    La scomparsa di un’edicola non è solo un fatto commerciale ma il venir meno di una cellula di aggregazione sociale laddove si commentano i fatti la dove si sciorinano i ricordi là dove si prefigurano i programmi e si dà libero sfogo alla comunicazione delle proprie idee.
    In questa edicola di Renato oltre a tutto questo era diventato un punto di erogazione musicale di canti e balli popolari di note della tradizione Abruzzese Molisana… Insomma non era soltanto un esposizione di carte patinate ma l’opportunità di poter coltivare esperienze umane.
    Grazie Renato

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