La modernità ha provato a renderci cinici e distratti, ma non ci è riuscita: restiamo un popolo di romantici, anche con il telefono in mano e le cuffie alle orecchie.
Non esistono chat, fake news, reality show, tormentoni sonori o serie tv in grado di appassionarci come una relazione amorosa genuina e nostrana, osteggiata da una società ipocrita e perbenista, che vorrebbe tenere tutto sotto controllo, persino i sentimenti.
Le storie d’amore ci emozionano come una volta -quando cantavamo con la chitarra in mano- e tifiamo sempre per il lieto fine, a prescindere dal parere degli esperti: che tutto vada dove porta il cuore, che tutti vivano felici e contenti.
Ci mettiamo facilmente nei panni dei due amanti e un brivido ci percorre, perché l’amore che ci hanno insegnato i romanzi vince su tutto, soprattutto sulle discriminazioni razziali.
Siamo tutti schierati dalla parte dei due innamorati, affinché possano vivere il loro sentimento in pace, a prescindere dalle origini diverse che hanno. È così raro trovarsi in questo mondo: sarebbe follia perdersi scioccamente.
I primi istanti di una relazione sono i più affascinanti: gli sguardi, i silenzi condivisi, il fondo del cuore da raccontare.
Chissà lui come lo ha comunicato alla famiglia e quanto profondo deve essere stato il respiro che ha preso prima di dire tutto d’un fiato:
-Mamma, siediti, devo raccontarti una cosa, prima che tu la sappia da qualcun’altro.
Mi sono innamorato. Sì mamma, finalmente sono felice e ho messo la testa a posto. Certo che voglio fartela conoscere, ma prima devo parlarti di lei.
È diversa da tutte. Le altre sono tutte cagne, lei no.
Mi sono innamorato di una lupa. Sì, hai capito bene: ho detto lupa. Calmati mamma, non agitarti come al solito, torna a sedere, ho detto “Sit!“. Brava.
Non è una lupa cattiva come quelle delle favole. Lei non si traveste da nonna e non divora nessuno. Dovresti vederla: è unica. Se ne frega della gente, se ne frega degli sguardi. Quando ulula riempie il cielo, è bellissima.
È una lupa, non ho altre parole per descrivertela: lupa.
Sì mamma, lo so che mi hai visto entusiasta all’inizio di ogni relazione, ma allora era più il friccico della novità, delle altre ricordo a malapena i nomi vezzosi: Molly, Sally, Peggie, Lilly…lei un nome neanche ce l’ha, ma non mi importa, perché non ho mai bisogno di chiamarla, visto che è sempre accanto a me. Quando passeggiamo, ci guardano tutti e noi alziamo la coda per farli guardare meglio. Dicono che i nostri figli saranno “ibridi”, che è un modo carino per dire “bastardi”, ma io penso che bastarda sia stata tutta la mia vita senza di lei.
Ci amiamo mamma e non devi stare in pensiero per me. Progettiamo di allontanarci, di giungere in un posto migliore, lontano da tutti, più grande e adatto a noi: un posto che ci meriti.
Dici che è un amore sbagliato? Può darsi, ma è un amore. Sarebbe inutile provare a contrastarlo e vivere una vita di rimpianti. Non voglio ridurmi a cercarla fra tanti anni, magari quando sarà ormai troppo tardi per essere felici.
Davvero stai pensando a cosa diranno le tue amiche? Che ti importa ma’? Alza la coda pure tu come noi, di’ loro che, se non smettono di abbaiare idiozie, la lupa cattiva le mangerà.
Ridi mamma, ridi come noi che siamo tanto felici. Avremo l’eternità per stare zitti, fermi immobili, a pensare a tutte le cose belle che non abbiamo potuto fare.
Finché possiamo, finché ci stiamo, viviamo! È questa l’unica urgenza, tutto il resto è procrastinabile.
Ogni riferimento non è puramente casuale: La lupa e il cane: la love story impossibile
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
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