Potrebbe esserci un’organizzazione criminale legata alle truffe o all’immigrazione clandestina dietro al colpo che l’altra notte ha visto preso di mira il Comune di Pratola Peligna. Queste almeno le ipotesi più accreditate da parte degli inquirenti dopo aver tirato le somme negli uffici della merce rubata all’interno del Municipio.
Il bottino in soldi, in realtà, ammonta a molto meno di quanto era stato calcolato in un primo momento: 1.080 euro in tutto che certo non erano l’obiettivo dei malviventi. “L’oro” vero è quello di carta, in una pubblica amministrazione che si sta lentamente digitalizzando: quelle quarantasette carte d’identità in cartaceo, cioè, sottratte dall’ufficio anagrafe del Comune peligno, valgono infatti molto più dei mille euro in banconote e ancor più della carta sulla quale sono stampate.
Questi documenti “analogici” sono una sorta di moltiplicatori del crimine, perché possono essere ancora facilmente contraffatti: per firmare contratti a nome di altri, per esibire credenziali in transazioni online e ancora per dare un documento a chi un documento non ce l’ha, perché immigrato clandestino.
Profilato l’obiettivo, più difficile sembra capire, invece, chi e come è entrato nella Casa dei pratolani. Segni di effrazione non ce ne sono, né su porte, né su finestre e le ipotesi che si stanno valutando sono sostanzialmente tre.
La prima, più inquietante, è che qualcuno possa avere le chiavi del Comune. In che modo e perché è difficile da capire. La seconda ipotesi, che si fa strada, è invece quella che qualcuno possa essersi nascosto dentro il Comune la sera prima, per poi uscire al momento opportuno e aprire le porte ai complici. Che di certo il colpo non è stato eseguito in solitaria. C’è anche una terza ipotesi: ai piani superiori sul retro c’era una finestra lasciata aperta. E’ possibile, insomma, che i malviventi si siano arrampicati e siano entrati da lì. Per questo si stanno analizzando le immagini della videosorveglianza dei vicini uffici postali che, a differenza di quello pubblico, non è stato messo fuori uso dai malviventi che con grande professionalità, questo è certo, hanno colpito nel cuore l’istituzione.
Sarebbe da chiedersi come si possano spendere 20000 euro per un impianto di video sorveglianza senza dotarsi di un allarme. Dilettanti allo sbaraglio