L’insediamento era stato annunciato come cosa fatta a luglio dello scorso anno con tanto di conferenza stampa nell’Aula consiliare. Ma della Italfluid, la fabbrica di idrogeno da ricavare dalla Forsu (ovvero dai rifiuti), non si è avuto più traccia. L’insediamento rientrava in quelli promossi e favoriti dalla Zes, tant’è che l’azienda con sede a Montesilvano, aveva anche opzionato l’acquisto di terreni a Sulmona sulle particelle ricomprese nella mappa degli aiuti. A pochi giorni dal passaggio dalla Zes regionale a quella unica, il prossimo 29 febbraio, però, sui tavoli della struttura non c’è ancora nessuna richiesta di autorizzazione unica. Nulla ne hanno saputo più neanche in Comune, che pure ha inviato diversi solleciti alla società, né il Cogesa che dovrebbe essere partner del progetto, dovendo cioè fornire la frazione organica del rifiuto solido urbano con la quale alimentare la produzione di due tonnellate di idrogeno verde al giorno.
“Abbiamo rallentato, ma non abbiamo mollato – spiega l’ingegnere Francesco Di Luca, responsabile del progetto per la Itafluid – le correzioni fatte dal governo sulla ripartizione delle risorse del Pnrr, ci ha imposto tutte le cautele del caso. Nelle prossime settimane, comunque riprenderemo in mano le carte: dobbiamo ancora definire l’acquisto dei terreni e presentare la richiesta di autorizzazione unica che a questo punto faremo probabilmente direttamente allo sportello nazionale. Si tratta di un investimento importante, circa 40 milioni di euro in più fasi, nel quale però crediamo, tant’è che questo processo innovativo lo stiamo pianificando anche in altri siti”. Lo stabilimento di Sulmona dovrebbe attivare una cinquantina di posti di lavoro che, secondo gli annunci, dovevano essere attivi dal 2025. Una data che probabilmente andrà spostata, si spera solo spostata.
Speriamo bene!
Ma la fabbrica di scarpe? Sicuramente dopo il 10 marzo
Ma l’idrogeno è veramente il futuro…?
Per le auto pare sia stato abbandonato, potrebbe rimanere per il grande trasporto, treni, navi, forse.
H2 è altamente pericoloso, fortemente corrosivo, nelle bombole si trova a pressioni altissime di 700 bar, a confronto dei 10 bar del GPL, dei 200 bar del metano.
Necessita comunque di una batteria anche se più piccola delle sole elettriche.
Occorre più energia per produrre H2 di quanto questo è in grado di fornire.
Riflettiamo sulle scelte ECO prima di pensare ai 50 posti.
Si può anche trasportare a pressione atmosferica…. ma in stato liquido e a bassa temperatura. Quindi costi per il processo termico di passaggio di stato e per mantenerlo in quello stato. Per produrre idrogeno si utilizza energia elettrica (solare fotovoltaico? Chissà quanti ettari coltivabili in fumo) ed acqua (dall’acquedotto del Gizio o dai pozzi della Valle Peligna? Nei caso dei pozzi depauperiamo una risorsa strategica visto che sono acquiferi profondi che non si ricaricano con una nevicata).