Il suo caso, dicono dall’Inps, è insolito, anche se, sicuramente, non sarà la prima vedova divorziata d’Italia e neanche della provincia. Fatto è che Bianca Caliendo da sei mesi e più non riesce ad ottenere la pensione di reversibilità che le spetta, così come d’altronde ha deciso il tribunale e la Corte d’Appello.
Dal 9 maggio scorso, quando tramite il Caf ha presentato l’istanza, sul suo conto corrente non si è visto un centesimo, nonostante quanto stabilito dai giudici che, hanno sentenziato, ha pieno diritto all’assegno, arretrati e interessi inclusi, da quando l’ex marito, da cui era divorziata da tempo, è morto nel giugno del 2017.
Ieri l’ennesimo appuntamento andato a vuoto, l’ennesima promessa non mantenuta, l’ennesimo rinvio a data da destinarsi: “Settimana dopo settimana, mese dopo mese – lamenta la donna – c’è sempre un ufficio che non ha chiuso la pratica, un contrattempo, una cosa da chiarire. Io però non ce la faccio più: non accendo i riscaldamenti perché non ho i soldi per pagare la bolletta e devo restituire i soldi a chi me li ha prestati in questo anno e mezzo”.
La donna non ha infatti un lavoro e ha due figli e una nipote a carico: prima della morte dell’ex marito viveva con l’assegno a lei riservato e ai figli provvedeva il padre. Da allora tutti i rubinetti si sono chiusi, nonostante per farsi riconoscere la pensione abbia dovuto rivolgersi al tribunale. Un assegno da circa 900 euro che è essenziale, insomma, al suo sostentamento e a quello dei suoi figli.
Il problema, dicono dalla sede di Sulmona, lo deve risolvere la sede dell’Aquila, perché è loro che hanno la pratica a carico: l’ex marito della signora Bianca, infatti, era un medico e dipendente pubblico e per questo la sua posizione era di competenza dell’ex Inpdap, accorpato all’Inps ma sostanzialmente e fisicamente rimasto nel capoluogo.
Che poi non si capisce perché sia solo lei a non ricevere l’assegno, visto che la seconda moglie ha avuto quanto le spettava dal mese successivo al decesso del marito.
La donna ora è stanca ed è pronta anche a denunciare chi quella sentenza del tribunale, di fatto, non la sta rispettando, costringendola ad una vita di stenti.
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