La sala in via Roma si riaccenderà l’8 novembre, con l’edizione 35 del Sulmonacinema Festival. Ma la programmazione vera e propria, quella regolare, seguirà subito dopo. Giuseppe Armenise, l’amministratore della Virdiana Cinematografica, la società di Bari che ha preso in gestione il Pacifico, è stato costretto ancora una volta a rimandare l’apertura dell’unica sala in città che era prevista a metà ottobre.
Lungo il burrascoso percorso che ha intrapreso ormai da un anno, da quando cioè rispose all’avviso del Comune, d’altronde, ne ha dovuti superare di imprevisti, tant’è che il taglio del nastro arriva ora con quasi un anno di ritardo.
Da sistemare, ancora, c’è in particolare lo schermo che il tempo e la prolungata chiusura ha nei fatti ingiallito. E non si tratta di uno schermo qualsiasi, perché è di quelli avvolgibili, che non si trovano così facilmente sul mercato e soprattutto che è difficile riportare ad un colore uniforme. C’è poi da finire di sistemare l’impianto elettrico che deve essere adeguato al sistema audio digitale e da sostituire i tendaggi verdi, che dovranno fare pendant con le poltrone rosse appena cambiate.
La data dell’8 novembre, però, sembra non più rinviabile e non solo perché c’è il Festival, ma perché lo stesso gestore vuole al più presto iniziare a lavorare, anche perché la convenzione durerà diciotto mesi a partire dalla data di sottoscrizione, lo scorso mese, del contratto.
La stanchezza, d’altronde, comincia a farsi sentire e non solo per i continui imprevisti burocratici, prima, e tecnici poi. Ma anche perché l’imprenditore barese ha ricevuto duri attacchi da parte di alcuni cittadini che, senza il suo permesso, sostiene, sono entrati nella struttura documentando e criticando duramente i lavori in corso.
In particolare qualcuno ha denunciato che le poltrone sostituite, smontate da una sala di Bari (e che hanno la stessa età – 1994 – delle sedute verdi del Pacifico), sarebbero fuori norma, così come lo stesso edificio comunale.
Accuse che il gestore rispedisce al mittente e che lasciano perplesso chi ha deciso di buttarsi in questa avventura: “Mi auguro che la città e i cittadini rispondano bene alla riapertura del cinema – spiega Armenise – è importante per un imprenditore che viene da fuori sentire la vicinanza della cittadinanza, a prescindere dal fatto che si trasformi in pubblico”.
Certo, è vero che l’investimento per Armenise non è stato difficile: poltrone e sistemi audio-video digitali li aveva già nella sala di Bari che ha chiuso e ha dovuto solo rimontarli in via Roma, ma altrettanto vero è che, comunque, la gestione del cinema Pacifico non è cosa semplice. I costi di gestione, tra riscaldamento ed elettricità, sono abbastanza alti rispetto ai numeri delle presenze in sala; tant’è che solo l’associazione Sulmonacinema, che si avvaleva del volontariato e organizzava serate alternative con concerti e non solo per fare cassa, era riuscita (tra il 2010 e il 2011) a sostenere l’impresa, prima che la politica glielo strappasse dalle mani.
Il Pacifico, infatti, qualche mese dopo la cacciata del Sulmonacinema venne affidato in gestione alla Minerva (con la collaborazione di chi oggi denuncia l’assenza di certificazioni) e fu un disastro che resistette solo un paio di mesi.
Dalla sua Armenise avrà un sistema di proiezione più moderno (e più economico nella distribuzione), forse la maggiore comodità delle sedute (da verificare), sicuramente la voglia dei sulmonesi di tornare, dopo sei lunghi e interminabili anni, ad emozionarsi davanti ad un film nella sala, l’unica, della propria città.
Trentacinquesima edizione.
Mantengo il conto.
Marco.
oddio hai ragione io l’ho perso… correggo