E’ partita quasi per gioco, una scommessa e una sfida, arrivata dopo una chiacchierata con lo studio professionale Sviluppo Impresa Consulting che, nell’agosto scorso, aveva lanciato una campagna per sensibilizzare le imprese ad accedere ai cospicui finanziamenti regionali per le piccole e medie imprese. Quaranta milioni di euro sul piatto che avevano bisogno di imprenditori capaci di guardare al futuro, di diventare o restare competitivi sul mercato. Un piatto appetibile che ha stuzzicato una fetta di impresa sommersa, spesso lontana dai riflettori e che sul lavoro silenzioso ha costruito la propria azienda. In alcuni casi un impero sconosciuto ad una valle che tende troppo spesso a piangersi addosso, più che a cercare e trovare i motivi per andare avanti.
Il viaggio nell’impresa iniziato a dicembre quasi per gioco, si è fatto da subito interessante: doveva durare qualche settimana, ma si è trasformato in un domino che da una finestra ne apriva un’altra. Storie di ordinari sacrifici, di scommesse, di volontà, di ingegno, di caparbietà. Vissuti sudore e pensieri su questa terra, in questa “valle di lacrime”, che ha anche, però, tante lacrime di gioia.
Ne abbiamo raccontate ventiquattro in questi sei mesi, una ogni settimana (escluse le pause festive), un appuntamento fisso con il buon umore, con storie di vita e motivazionali.
Perché l’obiettivo è stato ed è, non quello, solo, di parlare di fatturati e posti di lavoro, non solo quello di capire pregi e difetti dei servizi e delle infrastrutture, non solo di conoscere quel che si fa in valle. Ma la voglia di capire il perché e il come ci si inventa imprenditori, si decide di raccogliere il testimone di famiglia o ci si ritrova per caso con un progetto in mente e tra le mani.
Raccontare il coraggio e il sacrificio, l’amore incondizionato, anche, per un territorio che spesso non facilita chi vuol fare, chi vuole osare. Per chi qui, di fatto, ha deciso di restarci, anziché emigrare.
Li abbiamo incontrati uno a uno i nostri imprenditori, dal vivo e in presenza, per cogliere le sfumature della loro vita, senza l’intermediazione del telefono e delle videochiamate. Carne e ossa, sudore e pensieri. Li abbiamo visti muoversi nelle loro fabbriche, nelle loro officine, nei loro quotidiani posti di lavoro, nei loro ricordi.
Così, anche così, crediamo, si costruisce e si fortifica una comunità.
Quel gioco, quella scommessa, quella sfida lanciata a dicembre scorso, ora, è diventata inarrestabile. La voglia di raccontarsi e raccontare, contagiosa.
Ci prendiamo solo una pausa estiva. L’impresa de “L’impresa” torna dopo l’estate.
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