La rottura è insanabile, dopo tre anni di tira e molla, di lettere al fiele e scaramucce formali e informali. Questa volta, però, il Comune ha messo tutto nero su bianco, intimando un termine perentorio di venti giorni (che scadrà il 26 maggio) al progettista dei lavori della sede del liceo classico Vincenzo Zavarella che, “senza ulteriore indugio”, dovrà predisporre “gli elaborati progettuali necessari all’ottenimento delle prescritte autorizzazioni da parte del sevizio Genio civile e, se necessario, della soprintendenza, sulla base del quadro economico di spesa aggiornato che sarà predisposto dal Rup”.
Insomma il progettista deve fare quello che chiede il committente e quello che chiede il Genio civile, mettendo fine ad una querelle che sta diventando ridicola e che, soprattutto, continua a tenere chiuse le porte della scuola di piazza XX settembre, simbolo e cuore di una città e di un centro storico che sembrano sospesi nel tempo, come l’orologio fermo che domina il palazzo.
E’ la frase finale, però, quella che dà il senso dello scontro in atto e che preannuncia, probabilmente, l’apertura di una lunga vertenza che potrebbe facilmente finire nelle aule di tribunale: “In caso di mancato adempimento entro il termine sopra riportato – scrivono il dirigente del quarto settore Amedeo D’Eramo e il Rup Fabrizio Petrilli – si provvederà alla risoluzione del contratto per grave inadempienza”.
Una storia che va avanti da tre anni senza trovare una soluzione, nonostante le proteste degli studenti, e che solo la Commissione edilizia convocata dalla Provincia il 16 aprile scorso sembra aver smosso quel tanto necessario da imporre un epilogo, qualunque esso sia. Anche se non si pensava di dover arrivare a questo livello di scontro, tanto più che lo stesso progettista, in quell’occasione, si era detto disponibile a rimodulare il progetto che così com’è, d’altronde, secondo il Genio civile, consentirebbe all’edificio di raggiungere un indice di vulnerabilità di 0,45, rispetto allo 0,65 previsto e allo 0,80 richiesto dalla preside del liceo.
A leggere la cronologia degli eventi, però, si comprende tutta la disattenzione per il futuro di questa scuola e di questo simbolo: una corrispondenza ad inchiostro burocratico con intervalli di tre, quattro e sei mesi, tra una lettera e l’altra, tra un diniego, una richiesta di indagine geologica, un’integrazione di documentazione, un parere tecnico e uno accademico. Con l’uno che scarica la colpa sugli altri: “La sua affermazione ‘onde evitare dinieghi e il conseguente ulteriore allungarsi dei tempi’ – continua la missiva-diffida del Comune al progettista – è del tutto fuori luogo in quanto come più volte ribadito la SV anziché assumere un atteggiamento di collaborazione ha voluto instaurare un’azione di contrasto nei confronti del servizio Genio civile che ha determinato le lungaggini e gli eventuali dinieghi paventati”.
Accuse pesanti e che c’è da giurare peseranno sul futuro della messa in sicurezza della scuola o almeno sui tempi della sua riconsegna.
Con un’unica certezza e cioè che dopo dieci anni, quel portone dal quale sono uscite generazioni e classe dirigente della città, resta chiuso, mentre dentro l’edificio è nel degrado e nell’abbandono.
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