“Quello che oggi è capitato a un capo, domani può a maggior ragione capitare a qualunque operaio”. E’ questo lo slogan dello sciopero indetto dalla Fiom-Cgil a seguito del licenziamento in tronco di un 53enne dopo trent’anni di servizio (trenta!) alla Magneti Marelli di Sulmona, causandogli un malore dovuto al forte stress e per motivi che appaiono assolutamente futili.
La Fiom si è schierata, in prima fila, a favore dell’uomo prima con dichiarazioni stampa e poi concretizzando l’ipotesi di sciopero di cui ieri si parlava. Le 24 ore di mobilitazione partiranno la prossima settimana, dalle 6 del mattino fino alle 6 del giorno seguente, perché “I lavoratori di Sulmona dicono basta ad un atteggiamento punitivo volto a mascherare le carenze organizzative del nuovo corso dei responsabili ‘Borbonici?” campeggia sul programma sciopero.
Questo licenziamento rappresenta la goccia che ha fatto traboccare il vaso per molto lavoratori della Magneti Marelli, al limite dopo l’approvazione di un sistema lavorativo che ha vanificato tutte le regole a tutela degli operai ottenute con difficoltà negli anni.
“Il licenziamento- dichiara Pietro Campanella, sindacalista Fiom- è un forte segnale di discontinuità che l’azienda ha messo in atto contro i lavoratori. Da domani ci si accorgerà che tipo di cambiamento repressivo avranno tutti i capi verso i lavoratori. Sicuramente impauriti da tale azione, segnaleranno anche l’impossibile, avranno una tolleranza zero verso chiunque. Non opporsi a questa strategia aziendale- prosegue il sindacalista- sarebbe un errore. Nel frattempo tutto tace sul fronte delle altre sigle sindacali chiamate a rapporto con la richiesta (spontanea) dell’assemblea il 28 aprile, tanto per normalizzare che il Santo Patrono è un giorno normale”.
La Fiom è stato l’unico sindacato a non aver sottoscritto l’accordo su citato tra sigle e azienda, quello imputato di aver indebolito le sicurezze degli operai.
s.pac
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