Come un Highlander è rimasto solo lui a combattere contro il virus. La storia dell’ultimo e unico positivo oggi a Sulmona, ha però un risvolto “comico” se non si trattasse di una cosa seria come il Coronavirus. Lui stesso, ormai, ci sorride su, in attesa dell’ennesimo tampone a cui dovrà sottoporsi lunedì, dopo che ieri, per l’ennesima volta la telefonata della Asl ha fatto crollare le sue speranze di riuscire all’aria aperta.
L’uomo, cinquantaduenne, è infatti da oltre due mesi e mezzo alla prese con i test Covid: finora ne ha fatti oltre dieci, con risultati sempre altalenanti. Prima positivo, poi negativo, poi di nuovo positivo, e ancora dubbio e negativo e positivo e così via. I tamponi non hanno mai avuto due volte consecutive esito negativo, condizione necessaria per essere considerati formalmente guariti e quindi uscire dall’isolamento. L’ultimo, appunto, ieri, con il responso (positivo) del campione prelevato mercoledì scorso e che seguiva ad un altro tampone fatto il 6 giugno nel quale era risultato invece negativo.
In isolamento si trova in realtà dal 27 marzo scorso, quando la moglie, infermiera della clinica San Raffaele, risultò contagiata. Dopo una settimana anche lui entrò ufficialmente nel conteggio dei positivi e da allora non ne è più uscito.
“Da quasi un mese vivo completamente isolato, perché nel frattempo, il 14 maggio scorso, mia moglie e uno dei due miei figli, hanno negativizzato e per evitare ricadute hanno dovuto fare i bagagli e trasferirsi da mia suocera – racconta -. Io non ho mai avuto sintomi, né sono stato male, ma non posso uscire di casa fin quando non ottengo due tamponi negativi consecutivi”.
Anche alla Asl fanno fatica a spiegarsi la cosa, perché l’ipotesi di tamponi sbagliati e falsi positivi, non è statisticamente molto plausibile per un numero di volte così alto sulla stessa persona. “Potrebbe trattarsi di sacche di virus che si nascondono nell’organismo – spiegano dalla Asl – un po’ come è stato per il caso dell’altra infermiera della San Raffaele che ha avuto una ricaduta. Certo è un caso molto strano che stiamo monitorando attentamente”.
Ad oggi in Valle Peligna dei 63 casi registrati, restano due sole persone in isolamento, a cui si aggiunge, in Alto Sangro, un altro caso in isolamento (19 in tutto dall’inizio), con nessun paziente ricoverato in ospedale. Quindici (tra Alto Sangro e Valle Peligna) sono invece quelli in sorveglianza attiva (quarantena per chi ha avuto contatti con casi positivi accertati), mentre una sola persona è in sorveglianza passiva (quarantena decisa autonomamente da chi ha avuto un contatto a rischio). Nella città di Sulmona non si registrano nuovi casi dal 15 aprile scorso e uno solo, l’Highlander dei tamponi, risulta ancora contagiato.
Attenzione, non è questa l’unica storia in Abruzzo. C’è ne sono stati di risultati altalenanti e contraddittori in questi tre mesi. Uomini e donne che soltanto dieci/quindici tamponi hanno potuto accedere alla quarantena di guarigione. Il perché lo dovrebbero dire soltanto le autorità sanitarie che invece tacciono o brancolano.
Lessi un articolo scientifico su una rivista autorevole dove un’equipe di medici spiegava questo fenomeno con il fatto che tracce virali possono restare tra le cellule morte dove si prende il tampone. Ma si tratta di resti del virus non infettivi che il tampone giustamente rileva essendo sensibile al RNA virale, ma non alla struttura e alla possibilità di infettare. Se questo è il caso bisognerà attendere il completo rinnovo della zona di prelievo.
Che esca di casa e la smetta con i tamponi