Legge su Ovidio, il governo approva il regolamento

E’ stato approvato ieri dal Consiglio dei ministri, su proposta del premier Giuseppe Conte, il regolamento relativo alla cosiddetta legge su Ovidio, ovvero i 700mila euro tanto attesi e che dovrebbero entro l’anno essere spesi nell’ambito del Bimillenario che dura ormai da tre anni.
Il regolamento dovrà ancora passare il vaglio del Presidente della Repubblica che dovrà adottare tramite decreto apposito il testo passato nel Consiglio dei ministri.
Esso “indica i compiti e le funzioni del Comitato promotore delle celebrazioni ovidiane, che riguardano la promozione, valorizzazione e diffusione, in Italia e all’estero, della conoscenza della vita e dell’opera di Ovidio, nonché la redazione di un programma delle attività, il monitoraggio della relativa attuazione e l’individuazione dei soggetti attuatori di ogni specifica attività – si legge nel comunicato della Presidenza -. Inoltre, il testo introduce le disposizioni relative alla costituzione e al funzionamento del Comitato scientifico, che stabilisce gli indirizzi generali per le attività celebrative. Il Comitato promotore individuerà inoltre gli interventi da realizzare riconosciuti meritevoli di finanziamento sulla base degli indirizzi generali del Comitato scientifico”.
Calcolando che, con il lungo ponte festivo che si apre il regolamento non verrà vagliato prima di maggio-giugno, insomma, restano sei mesi per individuare, finanziare e rendicontare le spese che si andranno ad affrontare. Tra queste, per legge, è escluso “il riconoscimento di compensi di qualunque tipo per componente di entrambi i comitati”.
Nei prossimi giorni sarà reso noto il testo del regolamento approvato, non ancora disponibile sul sito del governo.
C’è da scommettere sul fatto che la solitudine di Ovidio mostrata durante il Certamen appena qualche giorno fa, sparirà in fretta e torneranno in prima linea esperti e amanti del poeta sulmonese.

1 Commento su "Legge su Ovidio, il governo approva il regolamento"

  1. Checché ne dicano i sapientonio a livello nazionale (cfr Il Messaggero di oggi a pag. 24), meglio tardi che mai.

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