C’è chi lascia il segno sulla nave della legalità, come il sulmonese Luigi Fiore con le sue gigantografie, e chi invece è stata segnata nel profondo dall’esperienza della nave. E’ il caso di Giorgia Carducci, studentessa del quinto anno del liceo classico Ovidio che in virtù dell’esperienza vissuta lo scorso anno è andata alla ricerca di Manfredi Borsellino,
figlio del giudice vittima della strage di via D’Amelio e commissario di polizia a Cefalù. “E’ identico al padre fisicamente- racconta Giorgia- di una umanità e senso del dovere enormi. Quello che mi ha colpito di lui, quando mi ha accolta nella sua abitazione, è che è fiero di ciò che ha fatto il padre. Quando morì aveva 21 anni e se potesse tornare indietro lo spronerebbe a fare tutto ciò che ha fatto. Per questo ha scelto di rimanere in Sicilia, lui non andrebbe mai via dalla sua terra”. Sensazioni indescrivibili quelle vissute da Giorgia fortemente toccata dai quei giorni dello scorso anno, in viaggio verso quella Palermo che anche ieri ha chiamato a raccolta l’Italia per alzare la voce del coraggio contro le mafie e per la legalità.
Ieri il Vico non ha partecipato direttamente alla manifestazione, ma ha ricordato la strage di Capaci (23 maggio 1992) in cui perse la vita Giovanni Falcone, altro giudice simbolo della lotta alla mafia, con una serie di iniziative svolte in classe: letture di brani e documenti, cineforum durante il quale sono stati proiettati i documentari delle stragi e pezzi del noto maxiprocesso. Oggi i ragazzi delle quarte sono partiti per la Sicilia, un viaggio d’istruzione che si concluderà proprio a Capaci.
Una sensibilizzazione che si spande a macchia d’olio nelle scuole con il liceo Fermi che, invece, ha ricordato la giornata di ieri con diversi striscioni srotolati dalle finestre: “La mafia è invisibile, noi la vediamo benissimo” per citarne uno, e un incontro tra riflessioni e ricordo nell’aula magna per proseguire domani, venerdì 25 maggio, alle ore 15.00, con “Proposte. Niente cambia, se non cambia niente”, iniziativa curata da Libera, Progetto Policoro, Caritas e volontari del servizio civile.
Simona Pace
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