Le manipolazioni di Cogesa

Le giustificazioni, ma solo perché previste dalla normativa e formalmente richieste da undici sindaci-soci, sono arrivate l’altro ieri, dopo cioè che Il Germe aveva informato sulle “consulenze” da 400mila euro date agli advisor contabili e legali per la gestione dello stato di crisi di Cogesa, scatenando i legittimi interrogativi dei sindaci stessi.

Tre pagine nelle quali il presidente del CdA, Nicola Guerra, spiega perché e come si sono dati quegli incarichi, a cosa servono e quale sarà il percorso che la società partecipata seguirà.

Incarichi, dice Guerra, per un lavoro triennale/quinquennale “che non ha nulla a che vedere, peraltro, con il concetto di semplici consulenze, così come erroneamente indicate dalla stampa locale, dedita a manipolare puntualmente la realtà”. Dice Guerra, se non fosse per il fatto che il termine “consulenza” non è certo una manipolazione della stampa, ma l’intestazione che si legge nello stesso albo pretorio di Cogesa. Dunque Guerra, per iniziare, faccia pace con se stesso o con l’italiano.

Il presidente dice poi di aver dato quegli incarichi a “professionisti di consolidata e comprovata esperienza nelle procedure di risanamento, il cui curriculum è stato attentamente esaminato e valutato”: non è chiaro se dall’architetto Guerra, dal pensionato dell’agenzia delle Entrate Ciacchi o dall’avvocata Di Benedetto. In affidamento diretto, ovviamente, perché il CdA, si sa, ha fiuto per gli incarichi e non ha certo bisogno di fare un avviso o un bando pubblico per verificare se in Italia ci siano altri professionisti. Altrettanto capaci e chissà se meno onerosi. Perché sarà pure vero, come dice Guerra, che quegli 80mila e rotti euro a testa (più Iva e Cassa) sono derivati dal minimo tabellario, ma non si capisce, né dice Guerra, perché i consulenti, anzi gli incaricati, siano ben quattro, di cui tre con lo stesso profilo professionale. Non dice se il minimo tabellario è riferito al singolo o al totale che è uguale al singolo per quattro. E che nel caso non sarebbe stato sotto soglia.

E che quando si parla di soldi a Cogesa, che sono soldi pubblici, non si capisce mai bene quali siano i numeri: dalla lettera si scopre così che ad oggi il debito della partecipata è di 14 milioni di euro, 5 in più, cioè, di quanto risultava a fine dicembre.

Due sono le cose: o erano sbagliati i conti prima (che lo stesso CdA aveva fatto) o in poco più di sei mesi nulla si è fatto per evitare il collasso e lo stato di crisi. Anzi.

“Ritengo sommessamente consigliabile che i Soci si interroghino sulle cause di questa complessa situazione di crisi valutando anche ipotesi di azioni legali risarcitorie e provvedano a fissare le tariffe consigliate da Cogesa” scrive Guerra, ancora una volta nell’ambigua interpretazione se le azioni risarcitorie debbano essere fatte nei confronti dei morosi o delle governance che si sono avvicendate e che poco e nulla hanno fatto perché i morosi pagassero.

 E ancora che nelle tariffe, ovvero dalle tasche dei cittadini, sia compresa anche “la quota parte da destinare al pagamento dei creditori, a pagare nei termini contrattuali le prestazioni di sevizio erogate dalla S.p.A. peligna, a evitare inutili e costosi contenziosi che incidono sulla reputazione aziendale di Cogesa sul mercato, a valutare ipotesi di ricapitalizzazione e ristrutturazione della base azionaria, pensando con ragionevolezza a tutelare tutti i posti di lavoro, a salvaguardare l’indotto con il pagamento dei fornitori, gli stakeholders in genere e soprattutto continuare a garantire buoni ed efficienti servizi ai cittadini”.

In fondo c’è sempre Pantalone: che fatica amministrare la cosa pubblica.

5 Commenti su "Le manipolazioni di Cogesa"

  1. sotto la soglia la capra campa, sopra la soglia la capra crepa… lo scioglilingua del Cogesa e la realtà dei fatti. Grazie Germe

  2. Cornelio si è mangiato tutto

  3. Andrebbe scritto tutto su un bel murales….a leggere gli incarichi ben pagato anche quello! Mamma me

  4. o in poco più di sei mesi nulla si è fatto per evitare il collasso e lo stato di crisi. Anzi.
    Ma questo andrebbe anche chiesto a chi ha amministrato da gennaio fino ad aprile/maggio che tra l’altro ha anche evitato di presentare il bilancio, previsto per legge, entro fine aprile. Così i numeri sarebbero stati forse un po’ più chiari.
    Ps sulle consulenze e i professionisti e i bandi forse e dico forse andrebbe chiesto anche al precedente che ne ha attivate a spanne una decina anche lui ma senza che nessuno gliene chiedesse conto. Perché sul cogesa serve assolutamente far luce sulle responsabilità di tutti e non qualcuno sempre escluso come se non fosse mai esistito

  5. La speranza è che le Autorità, che pare stiano cominciando ad inervenire, facciano per bene ol loro lavoro, lo possono fare perché hanno arruolati persone di altissima competenza, ed una volta appurato la verità facciano pagare, fino all’ultimo centesimo, i responsabili, speriamo …..

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