
L’ultima tappa estiva di “L8 tutti i giorni” è stata più complicata di quel che credevo: ieri sera a Pacentro, per l’inaugurazione della mostra, è stato difficile reggere l’emozione, le lacrime, i pensieri. In una sala piena di gente eravamo tutti nudi, senza alcun pudore. Abbiamo pianto e abbiamo riflettuto sul percorso intrapreso quasi per caso e che ci ha catapultato in un vortice di riflessioni sull’amore, il genere, la cultura.
Andrea, quel fotografo scapigliato, ha cacciato pezzi di anima dalle sue parole: ha spiegato il perché un giorno dopo quel 29 gennaio, quando Teodora Casasanta e il suo piccolo Ludovico vennero massacrati da quell’uomo che chiamavano marito e padre, ha deciso di dare un senso alla vita, alla sua, mica a quella degli altri.
A trovare uno scudo dietro al quale difendersi per considerarsi uomo, davanti alle sue figlie.

“L8 tutti i giorni” ha inaugurato ieri a Pacentro la sua terza tappa: una mostra che è diventata un mostro che ci ha divorati consenzienti. Che macina consensi e visite, che affonda il coltello in una piaga che resta aperta e in un dibattito appena iniziato, in continua e piena evoluzione.
Il contributo professionale de La Diosa è servito per mettere in ordine le idee, quello della grafologa Alessandra Del Cimmuto, per raccontare e leggere, decifrare, storie raccontate con uno scatto e una firma. Fin quando è arrivata una lettera dall’Aldilà, quella del piccolo Ludovico, affidata all’interpretazione della zia Federica che l’ha letta in sala.
E su tutte le parole e le immagini, è bastato questo.

“Ciao a tutti,
mi chiamo Ludovico e ho 5 anni.
Sin da quando sono nato ho una passione per le donne coraggiose che ogni giorno sconfiggono il male e fanno vincere il bene.
Oggi sono qui perché volevo raccontarvi la storia avvincente dell’eroina più coraggiosa e forte che io abbia mai conosciuto: la mia mamma.
Mamma Teodora è nata in un paesino in Abruzzo, Roccacasale e lei è sempre stata molto legata alla sua terra tanto da farla sentire sempre mia. In ogni suo racconto riuscivo a percepire sempre il calore degli abbracci, la bellezza dei paesaggi, gli inconfondibili odori e sapori che poi ho ritrovato in ogni nostro viaggio dal Piemonte.
Alla mia mamma è sempre piaciuta l’idea di essere una donna indipendente ecco perché un giorno ha deciso di impacchettare i suoi sogni, valori ed oggetti più cari alla volta di Torino per raggiungere l’obiettivo di poter esercitare il lavoro per cui aveva studiato tanto ed era portata sin da quando era una bambina: la psicologa.
Mamma è sempre stata una mangiatrice accanita di libri, e si, lei ci sapeva proprio fare con le parole ed era un’attenta ascoltatrice, infatti a lavoro ha sempre ricevuto grande affetto da colleghi e pazienti.
Sapete che ha fatto anche interventi in Radio?
Lì ha parlato di emozioni, di sentimenti, di amicizia e io rimanevo incantato al suono della sua voce.
Voce che è stata stroncata insieme alla mia in un freddo 29 gennaio, da chi ha pensato di avere la prepotenza di decidere delle nostre vite.
Mia madre mi ha insegnato i valori dell’amore, della famiglia, del sacrificio e tutto quello che conosco di questi miei 5 anni.
Ricordiamoci oggi più che mai che mia madre non è un semplice numero da aggiungere tra le vittime di femminicidio, mia madre era una donna forte e gentile che aveva una voce, che aveva una voglia sfrenata di vivere e che credeva nell’amore”.
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