Sguardi e volti indignati, increduli, tristi, arrabbiati di fronte alle immagini che in questi giorni stanno facendo il giro dei social, quelle degli animali morti a causa dell’incendio che si è sviluppato la settimana scorsa sul Morrone. La realtà, fortunatamente, è ben diversa perchè quelle immagini sono riconducibili all’incendio di Tortora in provincia di Cosenza. E’ difficile fare ancora una stima dei danni, ma da quanto raccontano gli uomini del Parco Nazionale della Majella, impegnati nei giorni scorsi sul fronte degli incendi, non è stato trovata nessuna carcassa di individui parte della cosiddetta fauna maggiore durante le operazioni di spegnimento e durante i sopralluoghi effettuati. Purtroppo ad avere la peggio è stata, invece, la fauna minore formata principalmente da insetti vari che non hanno avuto scampo in questa “bomba” di fiamme e fumo che ha attaccato il loro habitat.
A causa di incendi e siccità il responsabile dell’Area Pareri Tecnici e Strategie di Conservazione e Gestione Patrimonio Faunistico Nazionale e Mitigazione Impatti dell’Ispra, dott. Piero Genovesi, ha diramato a tutte le regioni una serie di raccomandazioni per non stressare maggiormente la fauna in vista della prossima apertura della stagione venatoria. I provvedimenti cautelativi richiamano quanto previsto dalla legge n. 157/92, art. 19, comma 1.
Nello specifico si consiglia di sospendere l’attività di addestramento ed allenamento cani fino ad un miglioramento delle condizioni climatiche; lo stop alla caccia di appostamento nel periodo di deficit idrico, “Tale divieto- scrive l’Ispra- risulta di particolare rilevanza qualora sia stata autorizzata l’anticipazione del prelievo (la cosiddetta preapertura) nei confronti di talune specie”; consigliato anche il posticipo ad ottobre per la caccia agli uccelli acquatici; da limitare anche la caccia alle specie stanziali.
E nelle zone interessate dagli incendi? L’Ispra consiglia alle amministrazioni competenti un monitoraggio “soprattutto a carico delle popolazioni di fauna selvatica stanziale o nidificante, potenzialmente oggetto di prelievo venatorio, assumendo di conseguenza eventuali misure di limitazione del prelievo stesso”. In base alla legge 353/2000, art. 10, comma 1 (per le sole aree boscate) si dovrebbe interdire la caccia in queste zone per almeno due anni nelle aree percorse dal fuoco (cespuglieti, praterie naturali e seminaturali, ecc.), e nella fascia contigua a queste aree, le cui dimensioni debbono essere stabilite caso per caso in funzione delle superfici incendiate, della loro distribuzione e delle caratteristiche ambientali delle aree circostanti.
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