Mai nessuno che in questa settimana si sia fatto vivo dal Comune, nemmeno un attimo per capire dove fossero finite quelle millecinquecento euro di contributo, parte di fondi investiti nell’abito del Bimillenario ovidiano di cui un Premio letterario ne celebra la memoria. Eppure di ospiti stellati ce ne sono stati: dal giornalista del Corriere della Sera Paolo Di Paolo, passando per Sandro Ruotolo, per tutta una serie di scrittori abruzzesi senza lasciar fuori nomi noti della musica italiana come Diego Mancino o la cover band ufficiale di Lucio Battisti.
Insomma, niente di tutto questo è riuscito ad attirare la curiosità dell’amministrazione comunale di Sulmona. Né il sindaco né nessun altro al suo posto ha portato almeno il saluto o si è sincerato dell’andamento del Festival delle Narrazioni che ha calcato la scena del Soul Kitchen e del Gran Caffè letterario dal 17 al 22 ottobre e che, come e più dell’anno scorso, è riuscito a convogliare in città nomi noti del panorama letterario e giornalistico italiano, di quelli, insomma, abituati a tenere conferenze qua e là per l’Europa.
Ma soprattutto che ha avuto il coraggio e la competenza di affrontare temi delicati come quello degli incendi delle nostre montagne.
Probabilmente sarà stata troppa la fatica spesa nel “rincorrere” gli eventi dedicati a Gigi D’Alessio, “ad emozionarsi” alle sue canzoni e a festeggiare con “gli amici giornalisti” appositamente selezionati come quando si “stava meglio”, fatto è che al Festival, quello dove si legge e si scrive, si parla e si cresce, nessuno dell’amministrazione comunale si è fatto vivo.
E l’assenza l’hanno notata soprattutto gli organizzatori della manifestazione che ieri, in occasione della chiusura, hanno rimarcato più volte, non senza una profonda delusione, la latitanza delle istituzioni. Un pò di interesse in più lo avrebbero gradito, soprattutto da parte di coloro che in fondo lo hanno in piccola parte finanziato.
E non è una questione di soldi, del far vedere per poi chiedere per il futuro: ai ragazzi che lo organizzano le risorse per inventarsi forme di finanziamento non mancano e tra queste, quest’anno, c’è stata quella di “adotta il Festival”.
E’ più, senza il probabilmente, una questione di attenzione, di veder riconosciuti gli sforzi di una comunità che la cultura vuole produrla e non solo fruirla, che si è imbattuta in un’avventura non facile, quella di parlare di “carta”, in una società dove tutto scorre al passaggio di un touch.
Un Festival giovane, giovanissimo, che ha appena concluso la sua seconda edizione, eppure così maturo, almeno nelle intenzioni e nei contenuti, da apparire forse troppo impegnativo nella città dei teatri e della cultura dimenticati.
bene,festival delle narrazioni? La cultura popolare nella rievocazione di malmozzetto,corteo storico,figuranti,feudo,capobastone,vassallo,buffoni,servi,addirittura protocollo d’intesa con l’universita’ dei fantasmi,compravendita esami,regali,truffe,armadi murati,ecc,ecc,un concentrato di sapienti,con sudditi gioiosi e festanti….pronto il contributo pubblico (interessi particolari),per i benefici alla comunita’,del bene comune,con azioni e comportamenti utili alla” cultura “del consenso…country festival,altro che cultura.
La qualita’ non e’per tutti…o no?