Le attività dovevano essere sospese fino al 18 marzo, almeno in base a quanto il gruppo Magneti Marelli nel pomeriggio di ieri aveva annunciato: una pausa per sanificare gli stabilmenti e poi, chissà, da giovedì di nuovo a lavoro. Ma “questa mattina lo stabilimento di Sulmona era attivo e in produzione – dichiara Marco Fars, segretario regionale PRC-SE Abruzzo -. Le mascherine sono state distribuite solo a metà mattinata, alcune ore dopo l’ingresso in azienda”. In realtà nello stabilimento di Sulmona, dove la sanificazione è stata fatta nei giorni scorsi, questa mattina in produzione c’erano poco più di una ventina di operai: il 10% di quelli che dovevano esserci. Nessuno il pomeriggio e, ora, per il turno notturno, quello più affollato, l’azienda ha deciso, dopo una lunga discussione, di riaprire i battenti.
Già per le ore 22, infatti, oltre una sessantina di operai sono stati chiamati alla catena di montaggio, un numero che con il turno di domattina dovrebbe superare le ottanta unità. La ragione è tutta produttiva: se la Fca ha chiuso gli stabilimenti di Pomigliano, Melfi e Cassino, infatti, dall’altra la Sevel, che da sola occupa il 60% della forza lavoro della Magneti Marelli di Sulmona, riattiverà la produzione stanotte. E uno dei principali fornitori dello stabilimento di Atessa non può bloccare tutto il ciclo dell’automotive.
La decisione ha creato più di una protesta in fabbrica, nonostante le misure di protezione adottate dall’azienda, infatti, il metro di distanza tra una postazione e l’altra di lavoro c’è, ma non è garantita. Senza contare l’uso di spazi comuni e il percorso per andare in fabbrica. Sulla scrivania della dirigenza dello stabilimento sulmonese sono arrivati finora 88 certificati di malattia e soprattutto questa sera la Fiom-Cgil ha proclamato uno sciopero di tutti i lavoratori per otto ore a turno fino al 21 marzo. Ovvero il blocco totale.
I lavoratori non se la sentono di mettere a rischio la loro salute, quella dei loro cari e quella dell’intera comunità, per un bene, come l’auto, che non viene ritenuto di prima necessità: “Se ci chiedessero di contribuire a produrre ambulanze faremo sicuramente la nostra parte – spiega il sindacato -. Non abbiamo nessuna voglia di contagiarci ed esporre al contagio i nostri cari e altri cittadini. Rischiamo di essere il maggior veicolo di diffusione del virus per produrre beni che non sono di prima necessità. Non vogliamo diventare ordigni batteriologici umani”.
Il segretario PRC-SE invita così i sindacati “a mettere in mora i datori di lavoro ai fini del rispetto della normativa di sicurezza ed, in caso di inerzia dell’impresa, a convocare astensioni collettive giustificate dall’inadempimento dei datori di lavoro che in questo caso sarebbero senza perdita di retribuzione per i lavoratori”.
I sindacati e sindacalisti sono la rovina della società. Sono professionisti dell’astensione. Se marelli decidesse di delocalizzare avrebbe tutti i suoi validi motivi.