Era andata a cercare il dirigente a casa e da questi aveva avuto rassicurazioni sul fatto che il cantiere sarebbe partito entro una ventina di giorni. Era il novembre del 2017, ma Rossella Del Monte, figlia di Luciana Masciangioli a cui è intitolata la scuola di via Mazzini, non ha avuto ancora la soddisfazione di vedere gli operai all’opera su quell’edificio. E come lei le famiglie degli studenti che da anni ormai sono relegati nei Musp.
Così oggi alle 10,30 ha dato appuntamento a chi ha a cuore il futuro della scuola per armare un’altra protesta: dopo una ricognizione in via Mazzini, nell’edificio che a quanto pare è stato ultimamente oggetto di visite non gradite da parte di vandali, la Del Monte si recherà a palazzo San Francesco nella speranza di avere qualche notizia su un cantiere che è diventato il simbolo della ricostruzione mai partita in città.
Nonostante gli annunci, reiterati e rinnovati, infatti, dell’appalto affidato formalmente ormai tre anni fa, non si sa ancora nulla di certo. Il Comune e la ditta appaltatrice, infatti, non chiudono ancora l’accordo per le cosiddette riserve, ovvero una cifra (che si attesta comunque su diverse centinaia di migliaia di euro) che dovrebbe servire a coprire i maggiori costi maturati in oltre tre anni di lentezze e ostacoli burocratici.
Non si tratta di una questione di principio, perché partire con dei lavori, sapendo che c’è il pericolo che non bastino i soldi, potrebbe portare solo ad aprire un’altra incompiuta. E questo è un rischio che le scuole sulmonesi non possono correre, visto che dalla riapertura della Masciangioli dipendono anche i lavori nelle altre scuole. La Capograssi, la Serafini, la Lola Di Stefano. Perché con la disponibilità dell’edificio di via Mazzini si libererebbero innanzitutto i Musp e si metterebbero a disposizione delle scuole spazi importanti nella stessa Masciangioli, spazi indispensabili per ospitare anche gli studenti delle altre scuole, a partire dalle Capograssi i cui lavori fissati a metà giugno, probabilmente, non potranno partire se non si troverà una sede provvisoria.
Né, d’altronde, il Comune di Sulmona può contare all’infinito sui Musp, che sono strutture in affitto e che da quest’anno, ne sa qualcosa il bilancio di previsione, sono a totale carico delle casse di palazzo San Francesco (220mila euro).
Proprio oggi, infatti, l’amministrazione comunale si risecherà a Fossa per capire se ci sono dei soldi disponibili per uscire dal guado della logistica scolastica. Un guado di sabbie mobili, nel quale le scuole sulmonesi sembrano non riuscire più ad uscire.
È vero, gli amministratori non sono sensibili ai ricordi, agli affetti: loro sono duri. Però come amministratori della “cosa pubblica” dovrebbero essere bravi a far due conti; quanto ci è costata fino ad ora la gestione delle scuole (affitto, MUSP, disagi per spostamenti in altri edifici, …)?È possibile che non si abbia la capacità di analizzare il problema e trovare la giusta soluzione in tempi ragionevoli?
bene,purtroppo amministrano degli incapaci,dei cialtroni, politiciladroni e loro indicati,inefficienti,inadatti nella gestione del condominio(tanti anche della famiglia)
non riescono nei semplici conti della serva,del 2+2…come possono indicare le vie per uscire dalla palude,le soluzioni ai problemi,o no?