La cura a suon di pillole di promesse è servita per evitare il commissario, per il momento. La giovane consigliera D’Amico ha graziato alla fine la sindacatura e alzato diligentemente la mano dopo aver un po’ abbaiato alla luna, con l’imbarazzante lezioncina data dalla collega Roberta Salvati a suon di “slide” per mostrare al mondo gli orrori dei terremoti e quel che alberga nei cuori dei fanciulli. Il tema era quello, importante ma non portante, delle scuole, del polo unico e del destino delle classi in periferia, ma il dibattito politico, fuori e dentro le mura di palazzo San Francesco, ormai mostra una diagnosi impietosa per l’amministrazione Casini e il “suo” progetto civico. Una città e un’amministrazione “in agonia”, come da più parti è stata efficacemente definita, che attende solo che qualcuno, più prima che poi, stacchi la spina. Perché se oggi Annamaria Casini è ancora il sindaco di Sulmona, lo deve sostanzialmente alle scadenze elettorali: che un commissario fino al 2019, prima tornata utile per andare al voto, non lo vuole nessuno, neanche la minoranza. I motivi del fallimento sono in gran parte nelle cose non fatte, nei cantieri che non aprono, nelle dure proteste dei professionisti, nella macchina amministrativa, soprattutto, che non funziona, non va e che non è stata mai riorganizzata, nonostante il progetto fosse sui banchi da un anno e mezzo. Ma è anche e soprattutto nei metodi di governo: l’accentramento del sindaco, l’assenza di confronto con la sua maggioranza, la non condivisione né della visione della città (semmai ce ne fosse una), né dei provvedimenti più spiccioli. In altre parole il limite di questa amministrazione è nella forza che le aveva permesso di vincere le elezioni: l’assenza di politica travestita da civismo. Ed è questo, probabilmente, il peccato originale: perché essere civici non vuol dire non fare politica. Ecco perché, a meno di improbabili cambi in corsa (che però non possono prescindere anche da fattori caratteriali, oltre che di metodo), il destino dell’esperienza Casini è già segnato. Ora si aprirà il solito circo del toto-assessori per sostituire i due dimissionari-cacciati, Iommi e La Civita, ma è evidente che i nuovi arrivi, a prescindere dalla loro capacità, saranno solo dei riempipista in cerca di notorietà e visibilità. Magari per soppiantare proprio la sindaca uscente. Perché tale la Casini è già: in cammino verso casa.
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