L’auto l’aveva rubata credendo di fare un favore ad un amico. Un ladro a sua insaputa, insomma, che oggi è stato assolto, perché il fatto non costituisce reato, dal giudice del tribunale di Sulmona, Concetta Buccini. Una storia singolare quella accaduta nel gennaio del 2016 in via Papa Giovanni XXIII, quando Maurizio Restaino, sessantaquattro anni, si era messo a bordo di una Mercedes parcheggiata e con le chiavi attaccate al quadro, credendo di fare un favore al suo amico Maurizio Ventresca, quarantanove anni, che fingendo di parlare al telefono gli aveva chiesto di spostare l’auto “del fratello” poco più avanti.
La Mercedes, in realtà, non era del fratello di Ventresca ma di un imprenditore che la aveva parcheggiata davanti al suo ufficio e che all’improvviso se l’è vista soffiare sotto gli occhi.
Restaino aveva fatto qualche metro e poi era stato raggiunto da Ventresca che, sempre fingendo di parlare al telefono, lo aveva ringraziato, si era preso l’auto e se ne era andato.
Il sessantaquattrenne era così tornato a piedi indietro e, incontrato il vero proprietario dell’auto, aveva poi capito di essere stato ingannato e assoldato a sua insaputa come ladro. Tant’è che aveva poi collaborato davanti ai carabinieri nell’identificare il vero “mandante” del furto.
Oggi il giudice del tribunale di Sulmona ha assolto Restaino (difeso dall’avvocato Alberto Paolini) e condannato ad un anno di reclusione Maurizio Ventresca (difeso da Andrea Marino).
La Mercedes era stata poi ritrovata a tarda sera in via Valle, dove, evidentemente, Ventresca l’aveva parcheggiata, sempre con le chiavi attaccate al quadro, dopo essersela fatta dare “in prestito”.
questo soggetto è un altro che non si sa come faccia a essere libero sempre nonostante le numerose condanne